CANZONI E CANZONI

* tratto dall'album "ahoh yé nanà" (2007) di Enzo Carella, scritto di Pasquale Panella, autore di tutti i testi di Enzo dal 1977 in poi, grazie a Nazione Indiana ...nazione indiana


C'è felicità, e c'è tutta la musica, c'è la felicità che non sarebbe il caso, che non sarebbe ora, che non sarebbe aria, ma c'è, c'è quella felicità di una pezza, la canzone, che uno la tira in un verso, l'altro nell'altro e la pezza si strappa come un sorriso strappato, non facciamola lunga, non facciamola troppo pesante, c'è già tutta la musica, e la musica è gli anni, tutti gli anni suonati per anni nelle canzoni, ci sono gli anni del pianoforte, gli anni delle tastiere, dei fiati che danno l'anima in un soffio, delle fisarmoniche che girano il mondo, gli anni delle chitarre, delle chitarre sole e delle chitarre che s'aprono come ventagli armonici, gli anni dei timpani sinfonici e gli anni dei batteristi ossessionati dal tempo degli anni, dei bassisti pensosi, che con le dita sembra che corrompano le note come biglie del lotto dentro un cappello, dei violoncellisti che con la punta dell'archetto tentano la gonna della concertista suonatrice di triangolo...

c'è tutta la musica che per anni ha tentato d'esistere, brutale, sofisticata, tecnologica, etnica, meticolosa, falsa, autentica, polemica, politica, fiduciosa, finta, mercantile, carica, fischiettata da uno scaricatore, progressiva, antenata, esile, gonfia, truccata, triviale, tosta, sensibile, truce, non amata, amata, la musica... c'è tutta la musica intorno, come le mosche, come le api, come il miele addosso, e sul miele le formiche, di nuovo le api, come le dita, come il ghiaccio per le freddezze e per le eccitazioni, come la lingua che fa lallalà come un solletico, come una passata di lingua all'orecchio, che entra e che prima di uscire dall'altro, fa le boccacce, l'occhietto, l'accattivante invito, il gesto osceno, il muso duro, il bacio da lontano e da vicino, l'addio... c'è addirittura l'organetto che ripete continuamente il gesto dell'andarsene e del tornare, c'è tutta la musica che, a spinte, entra in partitura, provenendo da trionfali tournèe, da bettole musicali, da rimesse sonore, da trattorie girando col piattino, dal garage, da balli a bordo, da notti con l'abat-jour sul tavolino, dai giradischi sui quali, nera e lucida, la musica ondeggiava, e dai supporti ancora da inventare, come avidamente è scritto nei contratti, quindi: dall'avvenire... c'è una voce incredibilmente armonica che mormora come la gente, che di cose ne sa, e che mastica spremendo il succo di tre note da una nota, c'è un canto di melodie difficilmente facili così, come se esistessero in natura, in una natura umana che, popolarmente, vive d'arie necessarie, musicali... c'è felicità, c'è un pianto gentile, ci sono canzoni venute fuori come il sudore, venute fuori perché eravamo accaldati, perché noi eravamo noi e non eravamo altri, e gli altri che ne sanno? Che ne sanno? Ci sono canzoni e canzoni... Queste sono canzoni che solo chi le ascolta può sentire, che solo chi le sente può ascoltare... Canzoni che scoprono una bellissima coscia musicale, che mostrano la lingua e fanno il verso, canzoni dell'altro mondo ma, chissà come, capitate in questo.



© traccefresche 1999