Intervista
ad Ivan Illich
{da L'Inventario della Fierucola, N° 21/22, agosto 2002}
Queste domande sono state inviate dal giornale La Stampa
nel luglio 2002, ma le risposte non sono state pubblicate (io le riporto
come inviatemi da Giannozzo Pucci, che ancora ringrazio, m. s.).
1) Proprio a San Rossore, l'anno scorso, lei auspicava una scossa alle "sicurezze
profonde" che accompagnano le idee di "progresso" e le dinamiche con cui il mondo
viene manipolato e ridotto ad un oggetto di ingegneria. Però accusò anche i no
global e il "supermercato delle propostine" (disse proposticine, ndr) che sarebbe stato il G8 di Genova.
Cosa pensa del movimento di Seattle, in Italia, in America, in Germania?
L'anno scorso Monsignor Alessandro Plotti ha risposto con un gesto, un abbraccio,
a questa domanda. Come Vescovo di Pisa era fra coloro che davano il benvenuto
alla nostra assemblea nel grande tendone da circo montato per l'occasione a S. Rossore.
Non avevo mai incontrato il Vescovo e fui toccato dalla vibrante semplicità della
sua esposizione: nel suo breve messaggio non c'era traccia di cinismo, né il minimo
sapore di mania apocalittica ma nemmeno un cenno a una qualche raccomandazione
pratica. Ma poi emerse il predicatore: l'uomo di Chiesa che perorava la causa
dei milioni di "prossimi" che attendevano il nostro aiuto. Questa descrizione
di un mondo pieno di "prossimi" che aspettano il nostro esempio e i nostri euro
mi fece rabbrividire.
Subito dopo venne il mio turno, con il massimo rispetto
dissi a sua eccellenza che ero rimasto scioccato dal suo uso del mistero cristiano,
di un'amicizia squisitamente personale e liberamente scelta, per lo scopo di finanziare
agenzie globofile o globofobe che fossero.
Confidai al moderatore la mia angoscia
nell'affrontare questo argomento davanti a un pubblico come quello che avevamo
di fronte, ma sentii che dovevo fare un passo avanti. Questo!: A Gesù fu chiesto
"Chi è il mio prossimo?" e rispose raccontando del Samaritano. Oggi diremmo: questo
Palestinese sulla via di Gerico vide quello che due ebrei prima di lui avevano
visto: un uomo picchiato e ferito, per lui straniero.
Gesù dice che fu toccato
fin nelle viscere e lo prese fra le braccia. Lui, il Samaritano, con le sue viscere
e il suo cuore, è diventato l'esempio di una possibilità umana interamente nuova.
Ma una cosa che sicuramente il Samaritano non era: un fornitore di servizi! Eppure
l'idea di una res publica come fornitrice di servizi è cresciuta indubbiamente
al di fuori della rivelazione cristiana secondo la quale ognuno di noi è capace
di tessere quell'unica grazia, amicizia che è la charitas. La Chiesa, la mia Madre
Chiesa è stata pioniera delle case per i poveri, degli ospedali, delle scuole
per l'istituzionalizzazione della carità!
A questo punto mons. Plotti si alzò, venne verso di me all'estremità opposta del
tavolo, mi guardò e mi abbracciò.
2) Conosce, o legge, qualcuno dei guru no global (Klein, Shiva, George, persino
un economista ex Banca Mondiale come Joseph Stiglitz)?
Per diversi decenni ho coltivato la compagnia di amici che hanno voluto condividere
la riflessione sulle moderne certezze derivate da una perversione della rivelazione
cristiana. La novità contenuta nella parabola del Samaritano rivela un'inaspettata
capacità umana di ogni persona: la capacità di creare un legame d'amore al di
là di ogni legame familiare o tribale. Appare sorprendente che la Chiesa (soprattutto
quella occidentale) nel suo secondo millennio abbia sostenuto la costituzione
legale di agenzie che offrano cosiddetti "servizi" a clienti sulla base di astratte
qualificazioni. E ciò già dall'epoca di Bisanzio. La parabola racconta una storia
mai sentita prima: un palestinese è colpito nelle sue viscere e per conseguenza
cambia direzione, lascia il suo viaggio verso Gerico entra nell'erba alta a prendere
questo straniero fra le sue braccia. I servizi istituzionalizzati comportano l'esatto
contrario di tutto ciò: non l'amore, simile all'amore gratuito di Dio verso le
sue creature, ma una specie astratta di lealtà, un'astratta responsabilità chiama
allo "sviluppo" per fornire "servizi" a clienti, eufemisticamente definiti "prossimi".
Gli amici con cui m'incontro regolarmente vogliono esplorare le fasi storiche
attraverso le quali l'uomo è arrivato a considerarsi un essere bisognoso dallo
sperma fino al cadavere o al suo verme. Per mantenere una distanza da questa certezza
a proposito dei bisogni abbiamo cercato di praticare un certo stile di vita: accettare
per se stessi una mancanza di casa che tradizionalmente viene accolta dal senso
di ospitalità dei popoli nomadi. Ci siamo sostenuti a vicenda nell'accettare il
ridicolo e il disprezzo che inevitabilmente attrae un anticipatore in una disciplina
in cui diventa "stravagante". In questi molti anni abbiamo ospitato molte belle
persone estremiste. Nella domanda si parla di "gurus". Ho cercato di evitare questa
parola ma mi interrogo sul senso che gli date. Fin dalla metà degli anni '60 ho
avuto vicino tanti coraggiosi insegnanti dotati o esperti e a volte tutt'e due,
che hanno messo alla prova veramente da molti punti di vista l'innocenza dello
"sviluppo". Quasi tutti loro hanno avuto in comune la condizione, per accettare
i servizi delle istituzioni, che come minimo non diventassero un ostacolo per
un stile di vita caritatevole sia di coloro che ricevevano i servizi che dei burocrati
che li davano. Comunque, e questa è la cosa più triste, più che cresceva la critica
allo sviluppo negli ultimi 50 anni più diventava difficile toccare il tema chiave:
la charitas.
3) Le fa effetto essere considerato uno dei leader libertari, accanto a figure
diversissime come Chomsky e José Bovè?
In quel circolo di una dozzina di amici stretti che s'incontrano regolarmente
per criticarsi e godere della compagnia reciproca, ciascuno sa bene perché ha
bisogno di coltivare una disciplinata stravaganza, ma ciascuno è sulle tracce
di un gioco diverso, un aspetto diverso della storia delle sicurezze. Non si può
seguire molto a lungo la storia dei servizi senza chiedersi come i "valori" abbiano
preso il posto del bene, come gli equilibri umorali della medicina galenica siano
stati soppiantati dalla "salute" iatrogena, come la musica fatta di proporzioni
ed armonie sia diventata l'arte di arrangiare una scala di suoni temperati, come
l'ideale di una democrazia fondata sulla separazione dei poteri sia diventata
l'eufemismo di un management pubblico di regole amministrative convalidate da
una congiura fra burocrazie pubbliche e agenzie professionali.
4) Lei sostiene che "c'è una possibilità completamente nuova di praticare
la resistenza passiva", nei confronti di dinamiche e di regolamentazioni maturate
a livello internazionale. Come si mette in pratica? è una disobbedienza civile?
Qualcosa a che fare con insegnamenti gandhiani?
Può darsi che in questo momento storico, la resistenza nonviolenta o passiva
debba presupporre di capire quello che è successo nel frattempo: Gandhi parlò
quando "il bene" non era stato ancora sostituito coi valori; almeno non in un
modo paragonabile a quanto succede oggi. Resistere al male può essere una forma
di testimonianza, non la resistenza a "valori" sbagliati.
5) Quali sono i falsi miti da denunciare? Progresso, salute, sviluppo economico
indefinito?
Salute, sviluppo, educazione, progettazione, pianificazione mi sembrano miti
che avrebbero dovuto essere capiti negli anni sessanta e settanta... vedi la risposta
alla prima domanda.
Essere cristiani in una società votata allo sviluppo è una stravaganza.
***
* Altre monografie ...