Valeria Rossi - Interviste ...
1 - Il fenomeno Valeria Rossi: "Così son riuscita a vincere" ...
{di Ernesto Assante, da "La repubblica" 25 agosto 2001}
Tempo di bilanci per i successi da spiaggia. Solo Manu Chao è riuscito a tenere testa a Tre parole
ROMA - Provate a prendere solo tre parole, sole, cuore e amore, e a metterle insieme
per creare un ritornello, facile e talmente memorizzabile che basta ascoltarlo
una volta o due per essere costretti a cantarlo senza tregua tutti i giorni.
Valeria Rossi ci ha provato e ha creato, a sorpresa, il tormentone dell'estate,
intitolato proprio Tre parole. Sì, ma chi è Valeria Rossi? Ventisette anni, romana
(ma nata in Libia), cantautrice, è una esordiente, con alle spalle solo una selezione
di Sanremo Giovani (senza arrivare alla finale) e questo sorprendente singolo
che fino ad oggi ha venduto sessantamila copie.
Cantautrice per caso o per scelta?
Nella mia vita precedente, cioè fino a tre anni fa, non avevo le idee chiarissime,
quindi dovrei dire che non ho scelto di fare la cantautrice fin da piccola,
anzi volevo fare l'ambasciatrice del Ghana. Ho sempre amato la musica, ma ero molto timida,
quindi niente localetti, niente gavetta tradizionale. Quando ho scelto di giocare la partita
per bene, ho preso una strada laterale, quella dell'autrice. Ho portato i miei provini
a Milano, ho bussato tutte le case discografiche, e sono tornata a Roma con un contratto
Sony. Ma era evidente anche a loro, che prima o poi le mie canzoni le avrei dovute cantare io.
E così ho partecipato alle selezioni di Sanremo Giovani e dopo sono arrivata alla Bmg e al mio
primo singolo. Adesso sono al lavoro per l'album, dovrebbe uscire alla fine di settembre.
Come scrive le sue canzoni?
Nastrino e registratore. Ogni tanto riesco a metterci qualche accordo con il piano,
ma il mio strumento è la voce, e quindi con la voce scrivo le mie canzoni.
Il resto del disco sarà sulla linea di Tre parole?
Beh, non vedo Tre parole come un fulmine a ciel sereno: è una canzone che mi rappresenta
bene per come sono adesso. Lo spirito è leggero, ironico, ma è una canzone maturata,
lavorata, non buttata a casaccio, non un colpo di fortuna e basta. E anche il resto del disco,
nonostante abbia avuto solo due mesi per realizzarlo, sarà molto pensato.
Molte delle canzoni le aveva già scritte prima, dunque.
Sì, non sono molto sistematica nel mio modo di lavorare. Le canzoni c'erano già,
ho dovuto toglierne molte, alcune le riserverò per il secondo disco.
Non che stia sacrificando qualcosa ma avevo bisogno di colpire nel segno, di essere chiara
e diretta. Vengo da un passato problematico, mi sentivo sempre in battaglia,
ora che sto rivivendo la mia adolescenza me la voglio godere, ho la propensione
per il contatto con il prossimo e per l'allegria.
Scrivere un ritornello con "sole, cuore, amore" può sembrare assai semplice.
Ma è difficilissimo, non è una cosa spontanea, non viene al volo.
Tutti i miei testi più semplici sono quelli su cui ho lavorato di più,
anche se non è tutto frutto del ragionamento, ci sono alcune musiche che chiamano l'affine,
la parola giusta su quelle note. Tre parole aveva questo ritornello così forte
che chiedeva parole leggere, che ci volassero sopra.
Che musica ascolta Valeria Rossi?
Ho chiuso un ciclo prima di iniziare questa carriera. Prima ascoltavo altre cose,
oggi scopro che mi piace, ad esempio, il rock inglese, che fino a ieri non avevo mai
frequentato. Prima ascoltavo moltissimo jazz, e adoravo Billie Holiday, Ella Fitzgerald,
Helen Merrill. Oggi non rinnego le cantanti jazz, ma ascolto più volentieri Bjork.
Musica italiana? Non molta, in Italia i musicisti sono poco coraggiosi, anche se ora,
ad esempio, salterei sul barcone dei Quintorigo e mi piacciono i Tiromancino.
Comunque molte delle cose che mi piacevano oggi non mi piacciono più allo stesso modo.
Ad esempio?
Ero una vegetariana invasata, lo sono stata per sei anni, ora non lo sono più.
Ma curo molto l'alimentazione, mi tratto bene.
Che libri ama?
Tutta la Yourcenaur (Yourcenar, ndr), La cognizione del dolore di Gadda....
E che libri ha adesso sul comodino?
Una raccolta di saggi sull'iniziazione isterica,
Frammenti di un insegnamento sconosciuto, di Gourdjeff.
Prima era timida. E oggi?
Lo sono sempre meno, più mi concedo più mi gratifico, senza riserve.
Ho conquistato una lucidità che mi tengo stretta, non credo che perderò la testa
perché ho avuto un singolo di successo. E poi questo mondo dello spettacolo
si muove su parametri completamente distanti da quelli della vita vera...
Il primo singolo della esordiente
Valeria Rossi, nata a Tripoli in Libia
e residente a Roma, s'intitola
Tre parole e si riferisce a quelle forse più usate
nelle canzoni: sole, cuore, amore. Valeria in questa intervista dimostra di
meritare il successo che l'estate le sta tributando
Ma te lo saresti mai aspettato?
No assolutamente, sapevo di avere fatto una cosa bella
ma questo supera ogni più rosea aspettativa.
Prima in classifica, il video più visto: è una soddisfazione per chi,
fino a due mesi fa, magari non ci pensava nemmeno.
Non è che non ci pensassi; io. tramavo, ordivo, ma certo non mi aspettavo
che esplodesse così, tipo peste bubbonica. È una cosa bellissima.
Cosa è cambiato per te?
Ora ho molta più responsabilità e devo rendere conto di quello che ho scelto di fare;
prima decidevo per me sola, adesso ho molte più persone attorno a me:
una casa discografica, con cui ho un contratto, un pubblico...
Un pubblico che hai già incontrato. come reagisce?
Ci sono tanti bambini che mi mandano i bacini, come se fossi la fata turchina.
E prima ti sentivi un po' Pinocchio ?
Si. Poi io ho questa cifra, un po' da fumetto, in cui mi riconosco.
Come ti vedi fumettisticamente?
Tra Pinocchio e Paperoga.
Come è nata questa canzone?
Ha avuto un lungo travaglio, aveva altre parole, poi ho incontrato Liliana Richter
e Giulio Albamonte, i quali hanno colto lo spirito di ironia, di leggerezza e di spessore.
L'ho presentata al Festival di Sanremo, dove è arrivata in semifinale.
Poi l'ha raccolta la BMG.
Qual è lo spirito della canzone?
È un manifesto di semplicità.
Nasce come soluzione semplice a una situazione complessa,
questa è la genesi della canzone.
Quindi una canzone che nasce da qualcosa di complicato
ma per diventarne una espressione più semplice, meglio scegliere la semplicità?
Sì questo è il segreto, le cose sono più semplici di come noi ce le complichiamo.
Cosa ti aspetti per il futuro?
Spero di conservare l'ispirazione e lo sguardo poetico.
Da quanto tempo scrivi canzoni?
Io ho iniziato con le poesie. La canzone poi è diventata la formula
che mi ha costretta a comunicare, a cercare una espressione più semplice,
sempre cercando di dire cose sensate.
Quali sono i tuoi poeti preferiti?
Garcia Lorca in assoluto. poi c'è Alda Merini, questa poetessa mistico/pagana,
la quale riesce a farmi provare una forte compassione.
Condivido, è una poetessa straordinaria.
In te come convivono poesia e canzone?
Sono asservite una all'altra per un fine comune, raccogliere qualcosa e farlo arrivare
a chi ascolta. Perché la poesia va letta a voce alta, cantarla è ancora meglio.
Come si faceva una volta.
La gente ascolta la tua canzone ma ancora non ti conosce, ci puoi dire che carattere hai?
Le mie canzoni sono autobiografiche, rappresentano i miei stati d'animo,
ed io cerco di essere trasparente e onesta; non dovrebbe essere difficile riconoscermi.
Un ritornello così trascinante non rischia di far sparire i contenuti della canzone?
No perché quella è solo la sintesi, il resto della canzone,
come "slacciati la faccia" è ben altro.
Quelle tre parole, come le hai scelte?
Sono archetipi universali e forti, anche per questo forse la canzone
sta avendo tanto successo.
Cosa ti piacerebbe che accadesse nel tuo futuro?
Non lo so, è accaduto tutto così in fretta, forse una collaborazione
con qualche artista che stimo.
Quale frase della canzone ti assomiglia di più?
"Sei il tuo guaritore" per la forza che ognuno di noi ha dentro di sé
e che in genere sottostima.
Tu sei nata in Libia, quando sei arrivata in Italia?
Presto ma, pur sentendomi completamente italiana, ho una attrazione
irresistibile verso il mondo arabo.
Cosa cercherai di evitare?
Cercherò di evitare, per quanto possibile, la mercificazione.
3 - Botta e risposta con Valeria Rossi ...
{foxkids.it}
Ti aspettavi il grandissimo successo di Tre parole?
No, anche se la canzone mi piaceva molto! Mi sto rendendo conto solo ora
della sua potenzialità, il successo mi è quasi scoppiato in mano.
Come ti sei trovata a partecipare ai vari festival, tipo il Festivalbar a Taormina?
Benissimo, anche se il più delle volte ci sono entrata in corsa,
non ero neanche in cartellone! Alla Festa della Musica a Milano ci sono andata di getto,
e forse è stato un bene perché così non ho potuto lasciarmi prendere dalla paura,
dall'ansia e dalle paranoie! Di Taormina mi è dispiaciuto che ho dovuto fare tutto di corsa
e sono rimasta lì solo una mezz'oretta!
Presto uscirà il tuo album...
Proprio in questi giorni la mia casa discografica lo vorrebbe vedere finito!
Ci sto lavorando da mesi senza prendermi un giorno di vacanza, sto correndo davvero
contro il tempo; come se non bastasse, si tratta di un lavoro impegnativo, devo fare un cd
che possa confermare il successo di Tre parole, dimostrare che non è stato solo un caso!
Come saranno le canzoni dell'album?
Tre parole è un pezzo che mi rappresenta molto, ma che è al tempo stesso molto fruibile,
le altre canzoni saranno un po' più esigenti.
Dove e quando sei nata?
A Tripoli in Libia, il 7 marzo 1973, sotto il segno dei Pesci.
I miei genitori sono entrambi italiani, e a Tripoli ci sono stata pochissimo:
dopo la mia nascita i miei si sono spostati di nuovo in Italia e sono cresciuta a Mentana,
appena fuori Roma.
Come sei arrivata alla musica?
Ho dei fratelli più grandi di me e appassionati di rock:
loro mi hanno fatto ascoltare Bruce Springsteen, i Genesis, Lucio Dalla...
4 - Esce il cd, presto il tour
{di Luca Dondoni, "La stampa" 18 Ottobre 2001}
Valeria Rossi non solo tre parole
Milano: Valeria Rossi è stata senza dubbio la campionessa dell'estate 2001.
Una canzone sola, Tre parole, e ottantamila copie vendute
hanno portato il nome della cantautrice nata a Tripoli ventotto anni fa
e cresciuta a Roma, non solo in vetta alle classifiche ma anche in televisione,
sui giornali, nei discorsi di tutti. Certo, c'è anche chi ha catalogato la canzonetta
(che la commissione artistica dello scorso festival di Sanremo ha scartato
perché non abbastanza «popolare») come una delle più grandi stupidate dell'anno.
Chi ha ragione? Gli ottantamila che aprono il portafoglio per comprare bubble-gum music
o chi, al solo sentir nominare le tre parole sole/cuore/amore viene colto da una crisi
di nervi? Forse tutti e due, la ragione come sempre; e se tre parole sono bastate
per far gridare al miracolo discografico chissà cosa succede ora che Miss Rossi
esce con un intero cd. Il mondo è lo stesso di Tre parole e bisogna ammettere
che lo sforzo per rappresentarsi e rappresentare una musicalità italiana solare,
magari con molti fronzoli e birignao ma anche fresca, positiva e divertente,
premia la cantautrice.
Ho trovato il mio canale musicale - dice lei - e non voglio mollarlo proprio adesso che ho successo.
Non sono nata ieri e lo so solo io quanto ho penato per raggiungere certi obbiettivi.
Adesso la gente vuole questa Valeria Rossi e io gliela dò.
Il titolo del disco, Ricordati dei fiori, è una metafora gentile
per chiedere al mondo di essere un po' più disponibile.
Ero sicura che ce l'avrei fatta - spiega lei - perché negli anni di gavetta
ho stratificato, sono diventata più solida, caparbia. Con il nuovo singolo
Tutto fa l'amore mi hanno proposto di usare i testi di Pasquale Panella
e ho accettato subito: lui è un mio mito.
Oltre alle dodici canzoni del cd, Valeria ha nel cassetto ben cinque pezzi nuovi
già pronti che probabilmente entreranno a far parte di un prossimo disco.
Intanto sta pensando, oltre alla promozione e ai parecchi passaggi televisivi
che l'aspettano, anche a un tour che dovrebbe prendere il via l'anno prossimo.
Sì - dice - credo che all'inizio partirò dai clubs e sarà un viaggio musicale
che durerà da gennaio a marzo del 2002. Non vedo l'ora di cominciare anche se
non saranno moltissime date. Voglio prepararmi bene perché non ho molta esperienza dal vivo.
Un'idea però ce l'ho. Unire la musica alle immagini, e visto che non ho molto repertorio
aggiungerò alla scaletta anche qualche cover.
5 - Osservi l'aria ...
Intervista di Alessandra Farli {rockol.it}
A quasi tre anni di distanza dall'album precedente, il 6 febbraio è uscito Osservi l'aria,
il secondo lavoro di Valeria Rossi. Lei che era riuscita a imporsi con un tormentone come Tre parole,
tiene a precisare che non ha avuto assolutamente l'intenzione di ripetersi con qualcosa di già fatto.
Valeria Rossi è anzitutto un'autrice e non un fenomeno mediatico destinato a durare il tempo di un'estate.
Le abbiamo fatto qualche domanda per scoprire cosa ci sia stato dietro il nuovo progetto,
quali le motivazioni e gli stati d'animo.
Valeria, a differenza di tanti artisti che in questo periodo si avvalgono sempre più spesso di collaborazioni,
tu hai fatto tutto da sola. È stata una scelta precisa per questo album?
Sì, durante la lavorazione del disco ho sentito il bisogno di isolarmi per evitare troppi condizionamenti esterni,
e avere così la possibilità di sfruttare gli stimoli interni.
Ti vedi a duettare con altri artisti un giorno o è una possibilità che escludi?
Le collaborazioni ben vengano se nascono spontaneamente, come connubio artistico motivato da stima reciproca!
Lo escluderei invece nel caso alla base ci fosse semplicemente una ragione opportunistica...
Sono molti gli artisti a cui potrei pensare... Dalla, De Gregori, solo per citarne due.
Mi piace molto quel genere di repertorio.
È apprezzabile il fatto che per il singolo tu non abbia cercato, in qualche modo, di ripeterti
sulla scia di un successo come Tre parole...
Sì, ma tutto il disco ha un po' questo connotato. Non volevo assolutamente cadere in uno stereotipo.
Il disco suona in modo molto essenziale. L'arrangiamento è volutamente scarno, perché mi interessava
sottolineare le parole, le melodie, più che mascherarle. Chiaramente mi è arrivata la richiesta
di "rifare" Tre parole. In realtà, riflettendoci bene, forse si trattava della richiesta
di rifare qualcosa di originale, che non fosse già stato ascoltato o "masticato".
Ma ho preferito non seguire i condizionamenti esterni: questo disco è stato intenzionalmente
proposto in chiave essenziale, proprio per sottolinearne la materia prima, piuttosto che l'effetto speciale.
La prima traccia Il tempo utile è comunque più "forte", ha un arrangiamento rock rispetto a tutte le altre.
Cecilia è un pezzo che parla di un mondo interiore nascosto, mi ha colpito. Cos'altro ti piace fare non davanti agli occhi altrui?
Beh sai... il mondo interiore è un mondo che comunque non è davanti agli occhi altrui.
È difficile che ci sia un allineamento tra subconscio e superficie, ahime'! Quel che intendo è
che sarebbe bello se ci fosse più connessione tra queste due cose. Le persone sarebbero più se stesse,
mentre tendenzialmente si adeguano a schemi culturali e sociali un po' imposti. L'artista deve prescindere da questa cosa...
Con questo nuovo album hai anche intenzione di suonare nei Club?
Sì anzi, voglio assolutamente presentare quest'album il più possibile live.
Per quanto riguarda l'arrangiamento è stato prodotto in modo che si possa rileggere in chiave acustica.
Non a caso gli ultimi live che ho fatto, tra cui Capodanno, sono stati proprio chitarra e voce.
Dove hai registrato l'album?
A Roma, ed essendo la mia città ho lavorato volutamente con persone che conoscevo già.
Osservi Ilaria: puoi spiegare come è nata l'idea per il titolo dell'album,
che poi è anche l'anagramma del tuo nome?
Come per tutte le cose belle è avvenuto per caso. Ho scoperto che una persona che conoscevo
era un'amicizia in comune con Stefano Bartezzaghi, e quindi è nata una sorta di collaborazione
che inizialmente voleva essere anche più ampia. Fatto sta che un giorno mi ha chiamata esordendo
con un "Osservi Ilaria?" e io "Che cosa stai dicendo?" Tra l'altro non è una persona
che conosco da moltissimo. L'ho conosciuto mentre stavo scrivendo l'album, a settembre del 2002.
Luna di lana: come riesci a giocare in questo modo e a creare quasi un nuovo mondo con le parole?
Pensa che Luna di lana è il pezzo più compiuto che abbia mai scritto, è veramente il mio manifesto,
perché al di là del gioco di parole che può anche risultare arido, apre dei pertugi su altri mondi.
Sono molto legata poi ad Alfonsina e Cecilia. Quest'ultima è una specie di "lancio" di Alfonsina,
perché come l'altro, è una sorta di dialogo/monologo interiore. E le due tracce sono state messe
l'una di seguito all'altra non a caso.
Ma perché proprio il nome "Alfonsina?"
Mah, non so. In realtà mi è venuto così, è un nome completamente di fantasia.
Però mi faceva pensare ad uno scorcio su una vita grama, un po' stretta, di chi avrebbe voluto volare un po' più alto.
Una delle cose che più fanno piacere è che non sei un'artista che si prende troppo sul serio.
Il che ultimamente è una cosa rara. Alla fine stiamo parlando di musica leggera e l'atteggiamento di artisti
che vogliono a tutti costi risultare impegnati al pubblico spesso risulta, a torto o a ragione, opportunistico a tratti.
Sicuramente quando raggiungi una sovraesposizione come quella che il successo ti dà,
devi stare molto più attento. Io stessa mi rendo conto, sulla mia pelle, che anche una "virgola"
può assumere un significato molto più grande di quanto si possa pensare.
Come è cambiata, se è cambiata, Valeria Rossi in questi ultimi anni?
Sono cambiata sicuramente molto. Negli ultimi tre anni tutto ciò che mi è capitato
è successo a livello esponenziale. Il fatto di sentirmi messa alla prova di continuo,
è stato uno stimolo preziosissimo per la mia crescita personale.
Hai il timore di non bissare il successo del primo album?
A questo punto no. Inizialmente sono entrata in paranoia. Ma non era nemmeno l'ansia mia, era di terze persone:
della casa discografica, dei produttori del primo album...
Ok... cerchiamo ora di capire quali sono i tuoi gusti musicali... Qual è stato l'ultimo concerto che hai visto?
Ho visto Filippo Gatti. Mi interessava molto e devo dire che mi è piaciuto moltissimo
e il suo disco è bellissimo! Il concerto era a Roma al Circolo degli Artisti.
Sono andata da sola e a fine serata avrei anche voluto fargli i complimenti personalmente!
Quali sono stati i tuoi primi punti di riferimento musicali?
Per fortuna, devo dire, ho usufruito del reparto musicale dei miei fratelli più grandi.
Per cui ho attinto direttamente alle "fondamenta" e non alle mode del momento.
Qual è stata la reazione dei tuoi quando hai lasciato l'università?
Decisamente non buona... ma adesso è cambiato tutto. Diciamo che hanno capito cosa facessi
solo quando mi hanno vista in televisione!
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