Mutuo appoggio
* il grande fattore fu il mutuo appoggio e non la lotta *
{da "Il mutuo appoggio", Conclusione,
1915, di Pjotr Kropotkin, Ed Anarchismo}
Conclusione
Se ora consideriamo gli insegnamenti che possono essere tratti dall'analisi della società moderna,
riallacciandoli all'insieme delle testimonianze relative all'importanza del reciproco aiuto
nell'evoluzione del mondo animale e del genere umano, possiamo riassumere la nostra inchiesta
nella maniera seguente. Nel mondo animale abbiamo veduto che la grande maggioranza
delle specie animali viventi in società trovano nell'associazione la loro migliore arma
per la "lotta per la vita" compresa, ben inteso, nel senso largo di Darwin -
non come una lotta per i soli mezzi di sussistenza, ma come una lotta
contro tutte le condizioni naturali sfavorevoli alla specie. Le specie animali nelle quali la lotta
per la vita é stata ridotta ai suoi più stretti limiti, e l'abitudine dell'aiuto reciproco
ha raggiunto il più grande sviluppo, sono invariabilmente le più numerose,
le più prospere, le più aperte al progresso. La mutua protezione ottenuta in questo modo,
la possibilità d'arrivare a un'età avanzata e di accumulare dell'esperienza,
uno stato intellettuale più progredito, e lo svolgersi di abitudini sempre più sociali,
assicurano la conservazione della specie, la sua estensione e il suo perfezionamento
progressivo. Le specie non socievoli, al contrario, sono destinate a deperire.
Passando poi all'uomo, l'abbiamo veduto vivente in clan o in tribù all'alba stessa
dell'età della pietra; abbiamo segnalato un grande numero di istituzioni sociali
sviluppate già durante lo stato selvaggio primitivo, nel clan e nella tribù;
abbiamo constatato che i più antichi costumi e abitudini, nati in seno
alle tribù, dettero al genere umano l'embrione di tutte le istituzioni che
determinarono più tardi le linee principali del progresso. È dalla tribù selvaggia
che il comune rurale dei barbari pervenne a svilupparsi; e un nuovo ciclo
più largo del precedente, di costumi, di abitudini e di istituzioni sociali,
di cui un gran numero sono ancora viventi tra noi, si formò
da allora, prendendo per base il principio della proprietà in comune
di un dato territorio e la sua difesa in comune, sotto la giurisdizione
dell'assemblea del villaggio, e avendo per centro la federazione dei villaggi
che discendevano da uno stesso ceppo o erano supposti tali.
E quando nuovi bisogni spinsero gli uomini a fare un nuovo passo avanti,
lo fecero costituendo le città, che rappresentavano una doppia rete
di unità territoriali (comuni rurali), combinati con le corporazioni -
queste ultime essendo formate per esercitare in comune un'arte
o un'industria qualsiasi, o per il soccorso e la difesa scambievoli.
Infine, nei due ultimi capitoli, sono stati citati dei fatti per mostrare
che quantunque lo sviluppo dello Stato nel modello di Roma imperiale
abbia violentemente posto fine a tutte le istituzioni di mutuo appoggio
del Medioevo, questo nuovo aspetto della civiltà non ha potuto durare.
Lo Stato basato su vaghe aggragazioni di individui, e volendo essere
lui solo il legame d'unione, non conseguiva il suo fine. Allora la tendenza
all'aiuto reciproco spezzò le leggi di bronzo dello Stato; essa riapparve
e si affermò di nuovo in un'infinità di associazioni tendenti ora
ad inglobare tutte le manifestazioni della vita sociale e a prendere
possesso di tutto ciò di cui l'uomo ha bisogno per vivere
e per riparare le perdite causate dalla vita.
Ci si obietterà probabilmente che l'aiuto reciproco, pur essendo
uno dei fattori dell'evoluzione, non rappresenta che un aspetto solo
degli umani rapporti; che a lato di questa corrente, per quanto potente
sia, esiste ed é sempre esisitita l'altra corrente - l'affermazione dell'"io",
dell'individuo. Quest'affermazione si manifesta, non solamente
negli sforzi dell'individuo per conseguire una superiorità personale
o una superiorità di casta, economica, politica o spirituale,
ma in una funzione anche più importante, sebbene meno evidente:
quella di spezzare i legami, sempre esposti a diventare troppo immutabili,
che la tribù, il comune rurale, la città o lo Stato impongono all'individuo.
In altri termini, vi é l'affermazione dell'"io" dell'individuo, considerato
come un elemento di progresso.
È evidente che nessuna esposizione dell'evoluzione sarà completa,
se non si terrà conto di queste due correnti dominanti.
Ma l'affermazione di un individuo, o di un gruppo di individui,
le loro lotte per la superiorità e i conflitti che ne risultano
sono già stati analizzati, descritti e glorificati da tempi immemorabili.
In verità, fino a questo giorno, questa corrente sola ha attirato
l'attenzione del poeta epico, dell'annalista, dello storico e del sociologo.
La storia, qual'é stata scritta fino al presente, non é, per così dire,
che una descrizione delle vedute e mezzi per i quali la teocrazia,
il potere militare, l'autocrazia e più tardi la plutocrazia sono stati
prodotti, stabiliti e mantenuti. Le lotte tra queste differenti forze
formano l'essenza stessa della storia. Possiamo dunque ammettere
che si conosce già il fattore individuale nella storia del genere umano,
benchè resti ancora un vasto campo di nuovi studi da fare
su questo argomento, considerato dal punto di vista che é stato
ora indicato. Al contrario, il fattore del mutuo appoggio
non ha attirato finora nessuna attenzione. Gli scrittori della generazione
presente e passata lo negano puramente e semplicemente
o lo volgono in ridicolo. Era dunque necessario mostrare
la parte immensa che questo fattore rappresenta nell'evoluzione
del mondo animale e in quello delle società umane.
Solo quando sarà perfettamente riconosciuto diverrà possibile
il procedere a una comparazione tra i due fattori.
Tentare una valutazione, seppure approssimativa, della loro importanza
relativa, mediante qualche metodo statistico sarebbe evidentemente
impossibile. Una sola guerra - lo sappiamo tutti - può produrre
più male immediato e conseguente, di centinaia d'anni di azione
ininterrotta che il principio dell'aiuto reciproco produrrebbe di bene.
Ma, quando vediamo che nel mondo animale lo svolgersi progressivo
e il mutuo appoggio vanno alla pari, mentre che la lotta nell'interno
della specie corrisponde spesso a periodi di regresso; allorchè
osserviamo che presso l'uomo il successo anche nella lotta
e nella guerra, é proporzionato allo sviluppo del mutuo appoggio
in ciascuna nazione, città, partito o tribù in conflitto; e che,
nel corso dell'evoluzione la guerra stessa fu, fino ad un certo punto,
messa a servizio dell'incremento del mutuo appoggio nelle nazioni,
città e clan - intravvediamo il suo influsso dominante, quale elemento
di progresso. Vediamo inoltre che la pratica del mutuo appoggio
e suoi successivi sviluppi, hanno creato le condizioni stesse
della convivenza sociale, nella quale l'uomo ha potuto svolgere
le sue arti, le sue cognizioni e la sua intelligenza; e che i periodi
nei quali le istituzioni basate sull'aiuto reciproco hanno preso
il maggiore sviluppo sono stati i periodi dei più grandi progressi
nelle arti, industria o scienza. Lo studio della vita interna della città
del Medioevo e delle antiche città greche ci mostra infatti che il mutuo
appoggio, quale fu praticato nelle corporazioni e nel clan greco,
combinato con la larga iniziativa lasciata all'individuo e ai gruppi
per l'applicazione del principio federale, dette al genere umano
le due più grandi epoche della sua storia: quella delle antiche
città greche e quella della città del Medioevo. Al contrario,
la rovina delle istituzioni di mutuo appoggio durante i successivi
periodi della storia, quando lo Stato stabilì il suo dominio,
corrisponde in tutti e due i casi a una rapida decadenza.
Quanto al subitaneo progresso industriale che s'é manifestato
nel nostro secolo, e che generalmente si attribuisce al trionfo
dell'individualismo e della concorrenza, ha un'origine molto più profonda.
Le grandi scoperte del XV secolo, particolarmente quella della
pressione atmosferica, come una serie di altre scoperte di fisica
e astronomia, furono fatte sotto il regime della città del Medioevo.
Ma una volta fatte queste scoperte, l'invenzione del motore a vapore
e tutta la rivoluzione che implicava la conquista di questa nuova
forza motrice dovevano seguire necessariamente. Se le città
del Medioevo fossero durate abbastanza per condurre le loro
scoperte fino a questo punto, le conseguenze etiche
della rivoluzione effettuata dal vapore avrebbero potuto
essere differenti; ma la stessa rivoluzione nelle industrie
e nelle scienze avrebbe avuto luogo inevitabilmente.
Ci si può anche domandare se la decadenza generale
delle industrie che seguì la rovina delle città libere
e che fu così grande nella prima parte del XVIII secolo,
non ritardò considerevolmente l'apparizione della macchina
a vapore, come il rivolgimento industriale che ne fu la conseguenza.
Allorchè consideriamo la stupefacente rapidità del progresso
industriale dal XII al XV secolo, - nella tessitura delle stoffe,
nella lavorazione dei metalli, nell'architettura e navigazione -
e che pensiamo alle scoperte scientifiche alle quali condusse
questo progresso alla fine del XV secolo, siamo indotti
a domandarci se il genere umano non fu ritardato
nel possesso di tutti i vantaggi di queste conquiste
dalla depressione generale delle arti e industrie in Europa
che seguì la decadenza delle città medievali. La scomparsa
dell'operaio artista, la rovina delle grandi città e la cessazione
delle loro relazioni non potevano certamente favorire
la rivoluzione industriale. Noi sappiamo, infatti, che James Watt
perdette vent'anni e più della sua vita per rendere la sua invenzione
utilizzabile, perchè non poteva trovare nel secolo XVIII ciò che
avrebbe trovato così facilmente nella Firenze o nella Bruges
del Medioevo - degli artisti capaci di capire le sue indicazioni,
di eseguirle in metallo e di dare loro la finezza artistica
e la precisione che richiede la macchina a vapore.
Attribuire il progresso industriale del nostro secolo
a questa lotta di ciascuno contro tutti che esso ha proclamato,
é ragionare come un uomo che non sapendo la cagione della pioggia,
l'attribuisce alla vittima che ha immolata davanti al suo idolo
di argilla. Per il progresso industriale come per ogni altra conquista
sulla natura, il mutuo appoggio e le buone relazioni tra gli uomini
sono certamente, come sono stati sempre, molto più vantaggiosi
della lotta reciproca.
Ma é soprattutto nel dominio della morale che l'importanza
dominante del principio dell'appoggio mutuo appare in piena luce.
Che esso é il vero fondamento delle nostre concezioni etiche,
sembra sufficientemente evidente. Quali che siano le nostre
opinioni sulla prima origine del sentimento o dell'istinto
del mutuo appoggio - che gli si assegni una causa biologica
o soprannaturale - é forza il riconoscerne l'esistenza
fin nei più bassi gradini del mondo animale, e da essi
possiamo seguire la sua ininterrotta evoluzione malgrado
l'opposizione di un gran numero di forze contrarie,
attraverso tutti i gradi dello sviluppo umano,
fino all'epoca attuale. Anche le nuove religioni
che apparvero ogni tanto - e sempre in epoche nelle quali
il principio del mutuo appoggio era o cadeva in decadenza,
nelle teocrazie e negli Stati dispotici dell'Oriente o al declinare
dell'impero romano - anche le nuove religioni non hanno fatto
che affermare di nuovo questo stesso principio.
Esse trovarono i loro primi seguaci tra gli umili, negli strati
più bassi e più oppressi della società, dove il principio
del mutuo appoggio era il fondamento necessario
della vita giornaliera: e le nuove forme di unione che furono
introdotte nelle comunità primitive dei buddisti e dei cristiani,
nelle confraternite morave, ecc. presero il carattere di un ritorno
alle migliori forme di mutuo appoggio nella vita della tribù primitiva.
Ma ogni volta che un ritorno a quell'antico principio fu tentato,
l'idea fondamentale andava allargandosi. Dal clan l'aiuto reciproco
s'estese alla tribù, alla federazione delle tribù, alla nazione,
e infine - almeno come ideale - all'intero genere umano.
Nello stesso tempo il principio si perfezionava. Nel buddismo
primitivo, presso i primi cristiani, negli scritti di qualcuno dei dottori
musulmani, nei primi tempi della Riforma, e particolarmente
nelle tendenze morali e filosofiche del XVIII secolo
e della nostra epoca, il completo abbandono dell'idea di vendetta,
o di "giusta retribuzione" - del bene per il bene e del male
per il male - é affermata sempre più vigorosamente.
La concezione più alta che ci dice: "nessuna vendetta per le ingiurie"
e che ci consiglia di dare più che non ci si aspetti di ricevere
dai nostri simili, é proclamata come il vero principio della morale -
principio superiore alla semplice nozione di equivalenza,
d'equità e di giustizia, e conducente a maggiore felicità.
E fatto all'uomo un appello di guidarsi così, non solamente
per l'amore, che é sempre personale o s'estende tutt'al più
alla tribù, ma per la coscienza di essere tutt'uno con tutti
gli esseri umani. Nella pratica del mutuo appoggio, che risale
fino ai più lontani principi dell'evoluzione, troviamo così
la sorgente positiva e sicura delle nostre concezioni etiche;
e possiamo affermare che del progresso morale dell'uomo,
il grande fattore fu il mutuo appoggio e non la lotta. E anche
ai giorni nostri, é in una più larga estensione di esso che vediamo
la migliore garanzia di una più alta evoluzione della nostra specie.
***
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