Ci rivolgiamo a coloro che hanno condiviso le battaglie ecologiste degli ultimi decenni
a partire da quelle contro gli inquinamenti chimici, passando al nucleare fino alle ultimissime
dedicate a contrastare le manipolazioni genetiche. Esemplificate, queste ultime,
dagli organismi geneticamente modificati (OGM) per il mais e i pomodori transgenici
e sul fronte delle modificazioni genetiche degli animali dalla fosca storia della pecora Dolly,
una dura prova, riassunta dallo slogan ecologista "Non consegniamo il futuro a Frankenstein".
Ogni civiltà ha dei limiti da non superare, pena il venir meno della sua ragion d'essere.
Quando si eliminano i limiti e al loro posto si mette il solo principio di efficienza
non siamo più uomini, ma una massa di bambini eternamente insoddisfatti che battono i piedi
per avere mezzogiorno a mezzanotte e che perciò devastano la propria civiltà e l'intero pianeta.
Le nostre battaglie hanno dimostrato l'inseparabilità del risanamento della natura dalla cultura del limite,
dal principio di precauzione, dalla giustizia fra nord e sud del mondo.
Oggi, in coerenza e continuità con questi lunghi anni di lavoro,
chiediamo di non andare a votare il Referendum sulla legge 40, la cosiddetta "procreazione assistita".
Queste battaglie, a differenza di quelle sviluppiste, hanno distrutto il dogma dell'aumento
del Prodotto Interno Lordo come indice di ben vivere e di giustizia fra i popoli.
Infatti hanno reso evidente che i concimi chimici, i diserbanti,
le biotecnologie e gli altri inquinanti aumentano il PIL, l'agricoltura naturale no.
La fecondazione artificiale tecnologica aumenta il PIL, quella naturale no.
Tutte le attività che devastano il pianeta aumentano il PIL, quelle sane, di autonomia locale, no.
Questa contraddizione è risolvibile soltanto ricostruendo l'economia sostenibile del bene comune
sulla cura dei guasti naturali. La parte del progresso artificiale dominata dagli investimenti
delle multinazionali, si contrappone a tale cambiamento con novità e scoperte spesso reazionarie.
La fertilità umana è diminuita nei paesi sviluppati (quella maschile anche del 20%)
soprattutto a causa dell'inquinamento alimentare e ambientale.
La soluzione sarebbe vietare l'agricoltura chimica e l'emissione in atmosfera
di nuove sostanze incontrollate. Invece si sceglie la protesi reazionaria,
la fecondazione artificiale extracorporea, che apre ai grandi gruppi farmaceutici
un nuovo immenso spazio di speculazioni e profitti. I grandi interessi economici
che provocano l'infertilità forniscono, allo stesso tempo, il rimedio artificiale.
Non a caso proprio gli scienziati più finanziati dalle grandi case farmaceutiche
sono in prima linea per il Referendum. E abbiamo imparato che ogni nuova tecnologia
che compare in un mondo diviso fra ricchi e poveri non farà altro che aumentare il baratro
fra i primi e i secondi.
Una delle campagne ecologiste di lunga durata è quella per la liberazione della donna
dal dominio della
medicalizzazione. Abbiamo sostenuto i movimenti delle donne
per la nascita senza violenza e l'allattamento al seno, passato di moda
perché era l'ultima forma di produzione domestica: non si poteva convincere una madre
a comprare il proprio latte. Nel frattempo sono arrivati a oltre il 30% i parti cesarei,
mentre l'industria promuove il farmaco per abolire il mestruo (e rendere la donna adatta
ai ritmi frenetici del lavoro), commercializza i cerotti ormonali per abolire la menopausa,
le tecniche per trasformare la post menopausa in una gioventù artificiale
in cui si può ancora partorire, le
nonne puerpere. Già oggi si diffondono anche fra i giovani
dei kit per la fecondazione artificiale in modo da separare, nella mentalità comune,
la sessualità dalla fertilità e dalla procreazione.
È evidente che la fecondazione extracorporea è l'estrema erosione dei poteri della donna
sulla maternità. Nella storia c'è stata la schiavitù, ma mai la disponibilità dei gameti maschili
e femminili da parte di altri.
Solo una tecnologia reazionaria ha reso possibile il ritorno
della schiavitù sotto il microscopio.
Dal punto di vista ecologico:
1) il
Referendum è illegittimo perché la fecondazione naturale, come l'acqua potabile
e i semi delle piante alimentari, è un diritto comune originario che nessuna legge può violare.
2)
Votare sì al Referendum significa mettersi contro la donna e la natura,
dalla parte dei gruppi farmaceutici e dei loro interessi. Ciò in coscienza è assolutamente impossibile.
3)
Votare no significa, in nome di un politicamente corretto malinteso e in nome di un senso civico
fuori luogo, difendere attivamente la legge 40 che legifera sull'embrione fuori dal suo ambiente
naturale e ammette la fecondazione tecnologica della donna, seppure con soli tre embrioni.
Ma c'è più distanza fra zero e tre embrioni che fra tre e tremila...
Fuori dalla natura c'è solo l'assurdo, almeno nel 99% dei casi e quell'1% accetterà di buon grado
il sacrificio che hanno sempre accettato le generazioni passate. Non si dovrebbe oggi essere disposti
a sacrificare il desiderio di aver figli, violentando artificialmente la natura, per rispetto
della propria dignità e per il bene comune? L'infertilità, come altre menomazioni,
fa parte dell'identità personale.
La tecnologia non risolve alla base il problema dell'infertilità, non rende alla coppia umana
la sua serenità e bellezza, ma aumenta l'impotenza e dipendenza della donna.
Per quanto riguarda la presa di posizione dei vescovi, mentre i cattolici possono essere fieri
di una Chiesa che difende la procreazione naturale condannando la fecondazione extracorporea
in quanto contro natura, resta pur sempre aperta la contraddizione di non aver ancora
esplicitamente condannato, in quanto contro natura, la fabbricazione e stoccaggio delle armi
di distruzione di massa e degli inquinanti chimici che provocano l'infertilità.
Altra contraddizione dei vescovi è quella di non condannare anche la fecondazione tecnologica
e l'allevamento industriale degli animali, come attentato alla natura.
Chi, in linea con la tradizione ecologista, è contro la manipolazione della fertilità,
della subordinazione dell'umanità alla tecnologia, agli inquinamenti e agli interessi
dei grandi gruppi economici, per esprimere la sua scelta ha a disposizione una chiara manifestazione
di volontà diventata legittima anche in precedenti prove referendarie: non andare a votare.
...aderiscono:
* Giannozzo Pucci
* Carlo Ripa di Meana
* Gino Girolomoni (Cooperativa Alce Nero, già coordinatore nazionale dei verdi)
* Marco Sicco, Savona
* Fabrizio Vincenti (presidente italiano associazione ambientalista Fare più Verde), Lucca
* Maria Antonietta Malleo, Palermo
* Giancarlo Terzano, Siena
* Lorenzo Bagnacani, Reggio Emilia
* AEDfemminismo (Associazione Educazione Demografica e Associazione Etica donne), Bergamo
* Nerina Negrello (presidente della Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente)
* Alberto Di Cintio (già assessore verde della Provincia di Firenze)
* Sergio Paderi (già assessore verde al comune e alla provincia di Firenze)
* ...
***
* Altre monografie ...