In opposizione all'inferno una traccia di paradiso in terra, l'incantevole Saffo, definita da Socrate (disse Jacob Bachofen) "sacerdotessa del mistero", poi banalizzata come spesso accade da posteri meno rigorosi e poetici, fatta scadere ad un immagine pervertita (quindi da pervertiti) del misterioso fluire dei sensi e dei sentimenti, degli umori; e nella ricerca del bello, del vivo, meta per lo più obliata e sconfitta dalla volgarità normalizzante di certi "moderni". Marco Sicco (*)

frammenti di Saffo di Fabrizio Ivaldo
Breve raccolta di frammenti di Saffo, tradotti nei ritagli di tempo e nell'arco di parecchi anni. Il numero con cui sono indicati i frammenti è quello dell'edizione BUR ( ... BUR 1987, Poesie, Introd. di Vincenzo De Benedetto, Trad. di Franco Ferrari, ndr), che riprende una delle più note edizioni critiche - vedi la nota al testo che conclude l'introduzione (ovvero Sappho et Alceus, Fragmenta, Amsterdam 1971, di Eva-Maria Voigt, ndr).
Fr. 2 Da Creta vieni a me a questo tempio sacro, dove si trova un amabile bosco di meli, con altari su cui brucia l'incenso e l'acqua fresca che mormora fra le fronde degli alberi. Tutto intorno è ombreggiato dai roseti. Dalle foglie che ondeggiano scende un sonno carico di magia. Dolce sospira il vento sopra il prato, ricco di fiori primaverili, ove pascolano i cavalli. Qui tu, o Cipride, versa dolcemente nelle coppe d'oro il nettare colmo di gioia.
Frammento di un'ode, a tratti abbastanza oscuro nel linguaggio e non facile da tradurre. Troviamo alcuni temi classici della poesia di tutti i tempi (l'acqua dei ruscelli che mormora, il dolce sospiro del vento, persino il sonno come magia, duemilaquattrocento anni prima della Walkiria...). Cipride è la dea Venere.
Fr. 16 Sulla nera terra - dicono alcuni - la cosa più bella è un'armata di cavalieri; altri dicono di fanti, altri di navi. Per me, invece, è ciò che si ama. È facilissimo chiarirlo a tutti: anche Elena, bellissima fra gli esseri umani, abbandonato lo sposo ricco di ogni virtù, andò per mare fino a Troia ed obliò la figlia e i genitori amati. Cipride la trascinava via innamorata. Ora mi ha ricordato Anattoria che è lontana. Vorrei rivedere l'amabile suo incedere, e il chiaro splendore del suo viso molto più che i carri dei Lidi o le armi dei fanti.
La malinconia per la lontananza di un'allieva, andata sposa in un paese lontano, raccontata attraverso la metafora dell'amore come la molla in grado di stravolgere ogni nostra scala di valori.
Fr. 31 Mi pare beato come uno degli dei l'uomo che siede di fronte a te e ti ascolta da vicino mentre parli dolce e ridi amorosa; e questo mi sconvolge il cuore nel petto. Appena ti guardo, infatti... ecco: non posso più parlare, la lingua mi si è spezzata; subito sotto la pelle sento scorrere una fiamma sottile, con gli occhi non vedo più, le orecchie mi rimbombano. Sono madida di sudore, un tremito mi prende tutta. Sono più verde dell'erba. Mi pare di essere poco lontana dalla morte.
L'esperienza della gelosia che sconvolge. Questa celebre poesia fu tradotta in latino, con qualche licenza, da Catullo. Ecco di seguito la mia traduzione di questa seconda versione. Per tradurre l'originale di Saffo ho scelto un metro libero e molto frammentato, per cercare di riprodurre lo sconvolgimento interiore della protagonista; mi è invece parso più indicato un metro regolare per rendere il testo di Catullo, che nasce come deliberato "pezzo di bravura" letterario.
* Mi sembra che sia simile ad un dio (che sia anche meglio degli dei, se è lecito) mentre ti siede in fronte e di continuo ti guarda e ascolta mentre ridi amorosa, e a me tapino ciò toglie tutti i sensi; non appena ti guardo, infatti, Lesbia, non mi resta più voce in bocca. Mi si blocca la lingua, ed una fiamma sottile scorre sotto la mia pelle, le orecchie rombano e una doppia notte mi copre gli occhi. *
Fr. 34 Gli astri che circondano la graziosa Luna di nuovo celano la loro immagine splendente quando lei risplende piena al culmine del suo fulgore.
Anche questa è una metafora della bellezza: quando è troppo fulgida, oscura tutto quanto le sta intorno.
Segue ora quella che potremmo definire una breve collezione di aforismi:
Fr. 47 Eros ha scosso il mio animo come il vento che irrompe contro le querce dei monti. Fr. 50 Chi è solo bello lo è nella misura in cui appare bello allo sguardo: invece chi è nobile d'animo sarà subito anche bello. Fr. 56 Sono convinta che in nessun tempo ammirerà la luce del Sole una fanciulla della tua stessa sapienza. Fr. 105 Come la dolce mela rosseggia all'estremo del ramo, proprio nel punto più alto, cosicché i coglitori di mele la tralasciarono; ma in verità non la trascurarono: solo non riuscirono ad avvicinarcisi.
Forse un modo di consolare una ragazza non troppo bella che nessuno voleva in moglie.
Fr. 120 Non sono in me collera e rancore: ho l'animo quieto. Fr. 147 Dico che qualcuno conserverà memoria di noi.
La poesia come lascito che vive dopo di noi e porta il nostro nome nei secoli... Ma quanta delicatezza e quanto pudore rispetto a quanto, cinque secoli dopo, scriverà Orazio della propria poesia:
* Ho innalzato una testimonianza più duratura del bronzo e più imponente della mole regale delle piramidi, che né le piogge voraci né il turbinoso vento del nord potranno scalfire, e neppure l'interminabile successione degli anni e il fuggire dei secoli. *
Fr. 168 La Luna è tramontata e così le Pleiadi. La notte è nel suo cuore. Il tempo fugge. E io dormo sola.
Il silenzio della notte occasione per un'amara riflessione sul tempo che fugge e non torna.

(*) nota: Ringrazio l'amico Fabrizio, si è dedicato con amorevolezza ai versi della poetessa con la lira (circa 600 a.c.) che sono lieto di presentare sul mio sito (e al gruppo di discussione savonese). Sotto il titolo è riportata la presentazione che mi ha spedito via e-mail. Ho apportato lievi modifiche formali solo per ragioni di presentazione della pagina. In quanto alla "ragazza non troppo bella" credo una possibile soluzione stia in un frammento precedente (fr. 50).

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