Il respiro sta zitto [A Giove pluvio, monologhi del respiro N° 2, Marco Sicco - 14/4/2011] E cosa dice il respiro? Il respiro, tanto per cominciare, sta zitto. E in un contesto dove a parlare sono i peggiori il silenzio è d'oro. Se chi "esporta democrazia" leggesse (e capisse) il silenzio (per esempio il silenzio delle sue vittime) procederebbe con meno sicurezza. Quasi mai il respiro apre bocca. Respira dal naso, il respiro. Lascia la parola agli stolti e agli sgarbati. Tanto, pensa, è aria fritta. Che per loro colpa l'aria è fritta, e anche l'acqua è fritta, anzi, è quasi morta. E per loro colpa il cibo è fritto, e non è più lui. E a loro disonore tutti portiamo scarpe (a cosa servono i piedi se esiste l'omino delle gomme) pressocché tutti portano scarpe di plastica o petrolio. Poi citano i grandi dell'umanità, ma non sanno ciò che dicono e fanno. La guerra oggi si combatte nei supermercati. Notizie a mano, spot molotov... L'altra (i bombardamenti non sono guerra) è tiro al bersaglio, un divertimento per ricchi e potenti (e stupidi; e pure stronzi) che in assenza di caccia alle volpi, tirano ai poveri, o ai deboli, o agli innocenti, o, in assenza di respiro, agli uomini di ampio respiro. Insomma, stando zitto, il respiro parla, giudica, e, giustamente, condanna.