Il respiro sa che l'oriente è a occidente. [A Giove pluvio, monologhi del respiro N° 5, Marco Sicco - 5/5/2011] Chi vive blindato (come blind è cieco) diventa vittima di un meccanismo perverso: crede a tutto (ad esempio? alle diagnosi) senza bisogno di uno straccio di prova, poi, se messo in difficoltà, esige le prove del contrario. Quando ci si consulta invece con il respiro, con il proprio respiro (è necessario lasciare libera l'espirazione perché sia fluente l'inspirazione) si vengono a sapere cose sorprendenti, che di solito restano velate. Una è che l'oriente è a occidente dell'occidente (basta guardare dalla parte opposta, dove non siamo abituati). l'occidente sapientone, occhialuto e stitico nei suoi vestiti come nessuno prima; l'altra è che la destra è a sinistra se la si spinge fino in fondo, non per caso centro-destra e centro-sinistra sbroccano, convergono al centro fino quasi a coincidere, poi a scavalcarsi, fino a guardarsi inebetiti non sapendo più da che parte stare. Poi c'è la saga solenne che indica qualcuno come mancante, nel senso di deficienza (da deficere), o di mancata intelligenza e via dicendo, un continuo mormorio che decide chi idiota sia; se respiro a fondo mi domando chi ha deciso chi decida cosa. Ma quando respiro veramente mi disinteresso di tali futilità, e divento un tuttuno coi sassi, aderisco all'aria e alla ghiaia, al sole e al vento e dimentico; dimentico di essere coinvolto. Ammiro il grido e il volo dei gabbiani e il passeggìo dei piccioni, mi batte il cuore per saponarie e parietarie in cerca di muri, e mi sento così anch'io, naso avanti e fanculo all'odio gratis.