Commento

Su una cosa sono del tutto d'accordo con le critiche a Panella: le "opere" di Pasquale non hanno (un) senso, né (una) coerenza, tra parentesi questo è il motivo principale per cui le amo. Qui non si anela affatto alla durata delle cose (che tanto ...non è, "...col passar del tempo, per le statue non c'è scampo, figurarsi se ce n'è per te...") inutile illudersi, allora ciò che conta è solamente l'indicazione, non l'arte. Se gli indicano la luna con il dito, si dice, l'imbecille guarda il dito. Ecco, io... (e chi per me, chi con me, e ...l'arte cosiddetta) ...vorrei indicare ...la luna (non alla lettera, s'intende). (O, è meglio ancora, Sofio, sotto la luna, assaporare il dito?) L'intelligenza può anche fare enormi danni, vedi il mondo attuale in cui (non) si vive; qui secondo me non è solo questione di dare all'arte dei "limiti" come qualcuno vorrebbe, bensì di avere la capacità di cogliere l'essenziale, di non farsi triturare da quei luoghi comuni che ci allagano, ci avviliscono, di riconoscere i draghi di cartone, di ammettere che "il re è nudo" come nella favola. Non la genialità P.P. doveva dimostrare, ma l'indipendenza dal pubblico: la sua peculiarità, mi sembra, sta nel non essersi sottomesso (come lui stesso ci fa notare) al ricatto del pubblico. Amos ...


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