Raccolgo in questa pagina commenti "illustri"
inerenti l'opera di Pasquale Panella ...

Amos

(Trovato dal Krapp su un "Topolino" del 1994)
Angelo Branduardi a proposito di Fou de love... 

Le parole di Panella risultano bellissime, immediate, 
anche se lui usa addirittura quattro lingue diverse. 
Ma parla d'amore e il cuore capisce

...ed ecco una precisazione scovata (non so dove) da Cristina Garbini: 
Pasquale Panella mi ha calato in un ardito esperimento 
sul tema dell'amore, grazie a lui ho potuto cantare 
in una lingua di Babele, in un misto di provenzale, langue d'oc, 
italiano antico, francese, spagnolo, inglese, tedesco e napoletano.


Intervista a Francesco Guccini {Walter Gatti, Panorama, 1994}

* La volgarita? È un opinione

Sorride senza imbarazzo. (Avrò tanti difetti, ma volgare non direi proprio...). Ma Francesco Guccini, tra i cantautori italiani per antonomasia, diventato anche scrittore di successo (Croniche Epafaniche nel 1990 e poi Vacca d'un cane, nel 1993, sempre per Feltrinelli), raccoglie la sfida e ci medita: Panella nel tacciare di volgarità tutta la canzone eccede ed estremizza, ma forse non sbaglia. Certe volte accendo l'autoradio e ascolto a caso quel che passano le emittenti e mi coglie un intimo senso di vergogna a fare lo stesso mestiere di certi personaggi. Signori che hanno anche una buona dose di successo. Non è per presunzione, però si possono anche fare le cose con diversità... Se la "volgarità" vende, però, vuol dire che piace... È il punto più importante, perché c'è sempre uno strano rapporto tra autore e fruitore, che è il soggetto che ha ogni diritto di cambiare le carte in tavola e di interpretare soggettivamente. In questo senso anche l'estrema volgarità può essere nobile per chi ascolta, può essere densa di significati e di qualità. Questa coscienza può salvare il cantautore dall'integralismo. Volgarità e qualità: che cosa fa la differenza? La fa l'uomo che scrive, che opera. Conta quello che uno ha sulle spalle, la sua esperienza umana, la sua durata. E anche in questo caso è già tanto se uno in carriera scrive dieci belle canzoni. In fin dei conti Leopardi ha scritto L'infinito ma anche tanta robetta. E aggiungiamo un elemento che spesso si trascura: la critica, che ha sempre grandi responsabilità nello stimolare un contesto artistico. E a mio avviso nel nostro Paese raramente la canzone ha avuto una critica musicale all'altezza della situazione. Oggi sembra che il mercato chieda sempre più karaoke e sempre meno cantautori... Ultimamente c'è una linea discendente nella domanda di canzone d'autore, è vero, assistiamo a un ritorno alla facile canzone di consumo. Ma non è necessariamente un male, perché la canzone non deve essere sempre e solo colta. Il vero pericolo sorge quando un solo fenomeno monopolizza l'intero mercato. Ma non è il caso nostro: oggi c'è spazio per gli 883 e anche per Guccini. Quindi mi pare che la minima libertà sia assicurata. Anche per Pasquale Panella.
(1996, grazie a Cristina Garbini) Amedeo Minghi a proposito di Cantare è d'amore: Minghi: A me il Battisti di Panella piaceva all'inizio, quando pensavo potesse cambiare un po' le carte in tavola. Ma poi è diventato ripetitivo, mi sembrava che i testi di Pasquale ci rimettessero, non si capissero. Noi due siamo in perfetta sintonia sulla centralità dell'amore, unico argomento cantabile, se non si vuole diventare schiavi servili del cantar sociale. ...e Panella, a proposito di Minghi: Minghi sarà pure presuntuoso, ma almeno sa che in canzone, come in amore, non è possibile altro che l'eccesso. Lui si rifà al lied, non è un ragioniere della canzonetta. In un mondo così modico e monotono, Amedeo ed io vi invitiamo ad impazzire. D'amore, certo, di un amore folle, non attento alle istanze del tempo. L'album di Minghi non canta gli amori, le storie d'amore. è un lungo e incessante discorso amoroso. Un discorso balbettante, a tratti afasico, ma vivo. * Ancora Minghi (e Su di me, 2006, sempre grazie a Cristina) ...: (...) Pasquale Panella con la sua penna magica è sicuramente il migliore in assoluto (...) io e Pasquale ci conosciamo da tantissimi anni e abbiamo collaborato moltissime volte; tieni conto che abbiamo passato intere nottate al telefono per parlare del come e perché, discorsi attorno alle virgole, agli accenti; c'è dietro l'incredibile voglia di dire per bene quello che si vuole far conoscere.
1- {Camillo Langone, Il Borghese, 1998; grazie a Simone B. Pasquinelli}

Interviste a Zucchero

[...] Allora, un album e quattro canzoni con Pasquale Panella. Che sorpresa. Perché? È un poeta, l'ho sempre amato. Tanti lo considerano troppo ermetico, ma io e mia moglie lo abbiamo capito subito. I suoi versi devono essere seguiti con attenzione, così mi piace. Il gioco di parole, ecco il fascino di Panella. Talvolta capita che i testi di altri autori consentano di distrarsi e di ritornare dopo un po' senza avere perso il filo. E invece? Le parole di una canzone si devono rincorrere, devono stridere su doppi sensi che poi ognuno intende come vuole, divertendosi. E voi vi siete divertiti scrivendo Blue sugar? Non ci siamo neppure mai incontrati, lui è sempre così restio a muoversi. Abbiamo trascorso ore al telefono o su Internet ma io non so neppure quanti anni abbia. L'ho invitato tante volte a casa mia: dai, vieni almeno a svelare il tuo volto... Niente. La nostra è stata una collaborazione a distanza. Quasi burocratica, insomma. Invece c'è stata molta magia. Lui è senza dubbio un vulcano, scoppia di idee. Mi piace quando dice che mi esprimo sotto sforzo emotivo. Io non uso il pilota automatico. Magari sono stanco e si sente ma mi è capitato di vedere pure Ray Charles o Joe Cocker salire sul palco e esibirsi sottotono. O magari erano arrabbiati, chissà. Il blues è anche questo. Già il blues. Anche Battisti agli esordi si profumava di soul e rhythm'n blues. Perciò quando sei arrivato al successo ti hanno paragonato a lui. Ma quando Battisti faceva cantare tutta l'Italia, io ascoltavo Otis Redding. Solo più tardi ho scoperto "Il mio canto libero". Anche se per me il suo più grande disco rimane sempre Don Giovanni. Scritto, guarda caso, con Panella. E quindi senza Mogol. Ancora acque burrascose tra voi? No, abbiamo chiarito tutto. Si sa come vanno le cose in questo ambiente: tutti si amano ma nessuno si sposa. E allora? Don Giovanni ha davvero un gusto melodico incantevole. E ci sono due canzoni, "Le cose che pensano" e "Don Giovanni" che sono ideali da realizzare in inglese. Magari con la tua voce. Può darsi, mi piacerebbe. Hanno le caratteristiche giuste per il mercato americano, potrebbero sfondare laggiù. [...]
2- {Mario Luzzatto Fegiz, Corriere della Sera, 8-10-1998 grazie a Cristina} [...] Un disco di sapore battistiano? Assolutamente no. Certo Panella non riesce a essere diverso da se stesso. Anche negli altri quattro brani che ha scritto per quest'album si riconosce il suo stile. Ma è applicato a soggetti e storie rigorosamente mie. Panella è una persona estremamente piacevole, solo che non ama viaggiare. Così tutte le canzoni sono nate da lunghe telefonate, da fax e da mail. La collaborazione con Panella cominciò tanti anni fa quando per "Miserere" aveva scritto "Il pelo nell'uovo". E precisa: Panella è il tipo che quando occorre sa usare i termini giusti per fare arrivare chiaro e forte il suo messaggio come ha fatto nella recente polemica con Boncompagni su Battisti. In questo momento è la persona che mi conosce meglio e questo porta a unità di intenti creativi. [...]
3- Una citazione tratta dal libro-intervista di Massimo Cotto a Zucchero (grazie a Edmondo Barbero): Domanda: Torniamo a Panella. Avevi già lavorato con lui ai tempi di MISERERE, nel brano "IL PELO NELL'UOVO". Com'è stata la collaborazione, in BLUE SUGAR? Zucchero: Direi folle, quindi molto divertente. Non sapevo quasi niente di lui, nemmeno la sua età, nemmeno che faccia avesse. Giuro, ho scoperto com'era solo da una foto sul giornale, una volta uscito l'album. Ci parlavamo al telefono, anche per ore. Sempre di notte. Non ci siamo mai incontrati. Ci siamo sempre sentiti sulla stessa lunghezza d'onda. Ci accomuna la voglia di stupire e i continui doppi sensi... [...] 4- E Panella su Zucchero: Ultimamente ho fatto molte chiacchiere telefoniche con Zucchero, e qualcosa uscirà nel suo disco: quelle due canzoni nascono che noi si fa le frasi così come il baco fa la seta. Il citazionismo di Zucchero è molto bello: ormai non è possibile che una canzone di canzoni. Oggi è ridicolo dire qualcosa con capo, fine e coda. E Zucchero non tollera l'aneddoto, il Pascolismo della canzone italiana soprattutto d'autore: quell'eufonia raccapricciante. Altro che plagi: quel che fa è stupendo.
PFM {scovato da "Rosas", Intervista alla PFM, 2000, ...} [...] Pasquale Panella, finalmente incontrato dopo uno sfioramento creativo di quasi venti anni fa. [...]
Franco Battiato {Marinella Venegoni, La Stampa, 27-6-2001 - Battiato: "Un astrologo mi ha detto"} [...] D - L'ultimo autore battistiano di testi, Pasquale Panella, dice che tutti i cantautori italiani sono pascoliani; e dice anche che lei è come se avesse sempre addosso il grembiulino di scuola. R - Ho letto l'intervista. Probabilmente non conosce neanche il mio repertorio, né io conosco quel che scrive lui. Dico solo che l'arte per sua natura esprime elementi soprasensibili: dal ventre in giù è un fatto del regno animale. [...] Ed ecco cosa disse Panella di Battiato: Sono contro l'accademismo scolaresco della canzone d'autore. Battiato mi fa venire in mente un neofita che guarda il mondo indossando il grembiulino di scuola; se "Fin che la barca va" fosse stata scritta da un cantautore, sarebbe diventata l'inno nazionale.
Riccardo Cocciante {Giacomo Pellicciotti, "La Repubblica" 2001, Notre dame de Paris, grazie a Gias} È uno dei pochissimi autori colti, ha il vantaggio di essere uno scrittore e al tempo stesso di conoscere perfettamente la forma canzone. Si è gettato nel lavoro con entusiasmo. {Maria Tiziana Lemme, "Il Mattino" 23-7-2005, "Giulietta e Romeo", grazie a Rosas} La sua è una scrittura bellissima, moderna. Rimango sempre sorpreso da quello che leggo. {Stefania Berbenni, "Panorama" 7-9-2005 ...} "Riccardo (Cocciante) cuor di Romeo", grazie a Agata Perrucci} Aveva ascoltato [Panella, ndr] il Notre Dame. "Voglio provare a fare la traduzione in italiano" mi dice. "D'accordo" ma dentro di me pensavo: "È ermetico, incompatibile". Passa un po' di tempo e mi porta il lavoro: non c'era niente da salvare, tutto scombussolato, trama, personaggi. "Ok, ci riprovo" mi dice. Alla quarta stesura, rimango commosso. Perfetta. È un vulcano, un grande professionista, rigoroso. Ci capiamo al volo. La magia del sodalizio ci ha portato a Shakespeare. Panella invece, a proposito del Notre dame de Paris ha detto: Credo che il romanzesco, e non il visibile, sia il vero reale e le musiche che ho ascoltato sono partiture di un musicista scatenato che travalica i territori delle canzonette e diventa romanzesco.
Valeria Rossi {Luca Dondoni, "La stampa", 18-10-2001} Con il nuovo singolo Tutto fa l'amore mi hanno proposto di usare i testi di Pasquale Panella e ho accettato subito: lui è un mio mito. ... + {Da un'intervista a Valeria ...} [...] "Tutto fa l'amore" è il primo singolo tratto dall'album ed è l'unico brano in cui tra gli autori non appare il tuo nome. Ti sei, dunque, limitata ad esserne semplicemente interprete, come mai questa scelta? Sì, è vero, ma l'ho fatto soltanto perché Pasquale Panella, che ne è appunto l'autore, è proprio un mito per me e anche perché questa canzone è nata da un incontro, non da una manovra. Panella ti ha scavato davvero dentro, visto che il brano sembra farina del tuo sacco? Infatti l'ho potuto cantare perché l'ha scritto come l'avrei potuto scrivere io, oddio, non ci allarghiamo, però mi piace crederlo. S'è dato molto da fare, insomma si è proprio calato nel mio mondo, anche perché se avesse scritto una cosa astrusa, tipica sua, non avrei potuto proprio inserirla, visto che il resto del disco è abbastanza omogeneo. [...] + {da un'altra intervista, 2004: ...} [...] Nell'album precedente avevi collaborato, anche se per una canzone Tutto fa l'amore, con Pasquale Panella... In Osservi l'aria ho scritto tutti i testi. Ho un bisogno, quasi psicanalitico, di estrarre da me le sensazioni e riportarle in musica e nei testi. Ho assistito ad un live di Pasquale e ne sono rimasta folgorata. Mi piacerebbe collaborare con lui soprattutto per i concerti. [...]
Grazia di Michele {2001, Intervista a Grazia di Michele ...} [...] una canzone che ho scritto con Pasquale Panella (Tutto passa, ndAmos) a cui sono particolarmente legata... [...]
Mino Reitano {"La repubblica", 7-2-2002} [...] E perché ha tanta fiducia nel suo brano, La mia canzone: È bellissimo, lo sento proprio mio. Il testo dice che la mia canzone diventa canzone di tutti, la affido a chi la vuole cantare. L'ho scritta con Pasquale Panella, che è proprio bravo, l'ha arrangiata Alterisio Paoletti, un ragazzo entusiasta, che a Sanremo dirigerà anche l'orchestra. [...] ...e Panella su Reitano: [...] È l'utopia del cantante, senza progetto e strategie, imprevisto dal mercato. La canzone non è 'dire', è canto, no? Questo cantante è carico di canto, che è il suono di un'utopia, di una apparizione che sparisce, questione di minuti. Brevità senza sapere, senza enunciare, senza dire, insomma senza noia di vivere. Le canzoni che dicono, danno voce ai sensi di colpa e alle noie durature, ossia mortali come molte vite. Quando ascolti una canzone 'ti si apre il cuore'. È questa l'utopia. Se ti si aprisse il cuore sul serio avresti un infarto. Nell'utopia si apre il cuore e non muori. Reitano va a Sanremo perché canta una canzone che è solo bella, canta che canta, fine. [...] E Baudo sui due [TV Sorrisi e Canzoni], prima del Festival 2002: "Quella di Reitano la definirei 'l'ultima follia': la sua canzone è firmata da Pasquale Panella, un autore sofisticato che ha scritto per Lucio Battisti e si concede davvero poco"
Ron {riportato su IFML-B da Renato De Rosa} {'Le cose che pensano'... ndr} ...penso sia il più bel testo di Panella, uno dei più bei testi scritti, credo che contengano un'emozione già propria che non aveva bisogno di altro, per cui sono orgoglioso di averla cantata...
Alice {riportato da Cristina Garbini ...} Il mondo poetico di Pasquale Panella mi ha affascinato, è di una ricchezza straordinaria, commenta Alice con convinzione; i brani da lui scritti con Lucio Battisti sono privi di sentimentalismo, ma pieni di un sentimento molto profondo.
Sergio Cammariere {riportato da Cristina Garbini ...} L'avevo conosciuto grazie a Rino Gaetano. Ma lo sa che, mentre sta parlando, si ferma all'improvviso e sta zitto per mezz'ora? Però quando parla mi illumina, lo adoro. (...) Anche Panella, ho filmato. e anche: ... ...è davvero un personaggio singolare, mi piacerebbe registrare le sue frasi, quei rebus così meravigliosi. (...) Quando mi ha consegnato il testo di questa canzone mi ha detto ...basta! Non ho più voglia di scrivere canzoni.
Panella sui Queen: I Queen mi piacciono perché sono degli splendidi svergognati. Svergognati per l'uso di alcuni frammenti melodici che in Italia chiunque avrebbe paura di usare, proprio perché molto italiani. Loro invece sanno di poterli portare.
Panella su Mango: ...in vita mia non ho mai visto Mango. Non l'ho mai incontrato. È un bravissimo compositore. Anche lui è uno che sfiora la vergogna.
Massimo Cappelli {2005, Intervista a ...Massimo Cappelli ...} "Tutto brilla" ha visto anche la partecipazione di Pasquale Panella, come è nata questa collaborazione? [...] In qualche modo ha ricevuto la sceneggiatura, l'ha letta, gli è piaciuta e ha composto una breve lirica. Ha colto in pieno lo spirito del lavoro. Stiamo pensando di chiudere il corto con le sue parole. [...]
Mauro Mazza {Direttore del Tg2, Introduzione a "Tg2 Mistrà", 2006, Coniglio Editore, a cura di Michele Bovi ...} ...mai conosciuto un uomo insensibile al richiamo del denaro come Panella...
Stefano Micocci {2006, "VivaVerdi" (sett-ott), giornale della SIAE, intervista a Riccardo Cocciante} Panella è un drammaturgo, conosce il teatro, il corpo a corpo con il pubblico in sala, il viso-a-viso, il pugilato mentale.
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