Commenti ai Monologhi di Panella, 1999-2005
...raccolgo qui "prefazioni" a mie "estrazioni" rigustando sensi e doppi sensi
trasudanti da monologhi di quegli anni, ho apportato ora qualche leggera modifica
eliminando ripetizioni o esternazioni o controfirme inutili allo scopo,
sebbene in allora potessero vantare una o più motivazioni. Amos
Pagina attualmente in fase di revisione [nov. 2010].
1999
13 aprile
Parafrasando:
l'epico...
con un occhio che allontanando...
scruta con apparenti indifferenze
questo composto di onesta modernità.
A colpi di pettegolezzo,
..."ridicoli calcolatori".
18 maggio
"Vili in versi", è tutto da leggere ...tutto d'un fiato.
Con tanti auguri per chi si monta la testa e per chi vuole fare
carriere e per chi sa cosa sia la poesia... qui invece si preferiscono
nullafacenti amorosi innamorati di scenari marini, in amore.
6 luglio
...ho ricordato Albert Camus (l'esilio), un mio amore,
ho ricordato Ovidio e l'ars amatoria...
...ho avuto ancora l'illusione che ci capiamo
fra esiliati, perché è così che mi sento.
È anche panoramica...
la scuola, vacanze, cristiani e cabriolet a cinque porte...
Che fare?
Corriamo ...a innamorarci?
7 settembre
Bello, davvero molto bello,
non ci vedo nulla "da Tamaro",
come qualcuno suggerisce o teme,
anzi mi sembra l'opposto,
o almeno spero che lo sia.
Perché questo amore
non distingue, mi sembra,
la carne dai pensieri...
E in un dove...
dove "prigionieri del mondo"
si arenano nelle acque basse...
dove il pensiero s'incaglia
la carne si svilisce inascoltata
trasformando i caratteri sociali in biechi
inesistenti istinti.
2 novembre
...correndo col sorriso...
"i nostri risi da far girare il sole",
a me sembra sempre più chiaro...
chi parla di enigmi
trascura la cosa più evidente:
la "ripetitiva" onnipresente trama...
...Panella-uomo (prima che artista, ma in realtà coincide)
"volta le spalle al mondo"
fino a farsi gioiosamente arrestare
pur di restare con lei.
Lei: il "tesoro nascosto".
Che separando le celle
diventa tormento.
Se egli parli di/a una sola lei eletta,
"ed" invece a lei come simbolo (comunque concreto)
di amore scrosciante e senza legge,
non mi è dato sapere,
ma il sentimento è quello,
è quello che immoliamo al comodo
benessere di fine secolo.
Previlegiando il verbo essere sentire amare
scoperchierei qualche secolo
in cerca di "qualcosa di meno"...
la via ai tesori nascosti.
In altro modo nessuno scrolla la crosta.
E allora, finzione sia...
...e la luna sia.
16 novembre
L'ambizione (e/o l'avidità, ecc...)
dipinte sul volto e impresse nei gesti delle statue (noi),
facendo a meno dell'inutile profondo,
(che poi se e fin dove esiste pare la stessa medesima realtà):
questo ricorda tanto a me
le più geniali intuizioni da Balzàc in poi...
Intuito, amore, fino qui ci sono.
Qui la superficiale profondità di stampo Freudiano (subconscio)
e i vagheggiamenti spiritualisti dei miti odierni (Jung...inconscio collettivo)
segnano fortunatamente il passo di fronte ad un intuito affinato
che sa guardare/testare l'esistente, il vivente,
e accettarlo per quello che è (appare).
Sospetto di aver frainteso per lungo tempo
il rapporto di Panella con il fenomeno dell'Apparenza (e non solo),
forse perché io la intendevo come contrapposta al succo delle cose (il vivo),
perciò "negativa": lui invece la descrive come antidoto
agli inutili intellettualismi tipici della nostra epoca.
Stesso discorso vale per la Distrazione.
Leggere...la digressione sulla ruota, i tir-annosauri...
...è tutto un climax, per chi aborrisce l'autoinganno della velocità.
Poi la "campana di vetro",
(come "voglio dire morire per te", a suo tempo)
e il "muscolo di marmo"...
mi sembrano una bella provocazione
per contemporanei "prudenze timide",
tutti presi dalle cose/azioni del mondo cosiddetto:
"l'attivismo della delusione".
Come "la scivolata delle relazioni".
Panella scrive queste cose,
qualcuno sostiene che egli non abbia nulla da dire a chi le legge,
in parte è vero, perché le dice a lei, a sé, a se stessi,
è vero perché non penso proprio che egli voglia "comunicare" qualcosa.
"Comunicare", parola-ameba secondo Ivan Illich e Uwe Porksen,
ha un "so-che" di patologico, patologicamente condiviso.
Certo traspare una posizione anomala verso il mondo esterno,
una critica nella carne prima che con le parole, o meglio, insieme.
Una posizione che mi trova, almeno fin dove arrivo a vedere,
rivoluzionariamente ed appassionatamente
oltrechè solitariamente concorde.
2000
18 luglio
Di bene in meglio Panella sforna di continuo
quel qualcosa che assomiglia alla lucidità
contrapposta all'opaca indolenza tipica del grigio consumatore
il consumatore di qualsiasi tipo di droga come ad esempio i prodotti gratuiti,
oppure quelli scontati, paghi uno prendi tre, eccetera (...direbbe il maestro),
tanto che viene da estraniarsi da questo bel mondo realista
un mondo che a noi sa di truffa,
per tuffarsi da qualche parte, non so,
in uno sguardo che si nuota (...direbbe il maestro)
e poi molto oltre perché quando ci si affranca dal moralismo
e specialmente da quello nazional-giornalaio
rivivono i grandi della storia anche sulla nostra pelle
altrimenti altro che noia della domenica, c'è anche la noia del sabato sera,
c'è la noia delle sere sprecate a parlare dell'al di là,
quando sappiamo bene chi ci sarebbe al di qua,
se la piantasse lì di pensare agli ascendenti che abbassano
non solo il morale ma anche il livello qualitativo.
Ma non mi riferisco all'al di là (o di qua) cui accennava Pasquale.
Chi ha letto Kropotkin o Mumford o Fromm forse può capirmi.
Essere outsider è un mestiere difficile
anche se a volte è davvero divertente.
3 dicembre
Il succo della questione posta dal sensibile Panella,
viene riassunta drasticamente nell'ultimo verso del monologo:
ecco il punto, in un mare di complicità verso l'ignobile....
l'ignobile rintracciabile ovunque, nel mondo del "lavoro"
come in quello della "terapia", come in quello del "divertimento",
viene respinto con grande energia, e specialmente
quell'ignobile che vorrebbe farsi nobile agli occhi altrui...
...ma come manfrina, come maschera, come trucco,
con diplomazia, con avvertimento, con opportunismo.
Secondo quasi tutti... (e riporto le parole di Pasquale):
..."l'amore è malore."
"No, ragazzi, non lo è."
"Se pensate che lo sia, non lo fate."
"Date un taglio alla celebrazione del martirio,
va a finire che vi prende la mano il piacere di infliggerlo."
È proprio qui che c'è un'equivalenza con coloro
che si rivoltano ad un mondo invece troppo sentimentale
e per nulla sensibile: è la differenza che c'è
tra chi mangia "di stomaco" e chi "di saliva",
e quella differenza, anche se non sembra, è cruciale.
Anche col sentimento si corre lo stesso rischio,
il rischio di alluvionare le parti sensibili.
Mi stupisce sempre un pò questa controversa polarità
corpo-mente che è un pò come una resa al nemico,
...quel nemico che ci impone le sue vivisezioni,
e del resto c'è ben poca mente in chi si fa attrarre
..."dalle letterature più molli e livide di
invidie e di gelosie, e dai filmetti leciti, da cinema"...
casomai appunto questi eroi al contrario,
(eppure con tutte le belle tipiche
e squallide caratteristiche proprie degli eroi-standard)
..."vengono dall'ansia a pennello"...
cioè da gastriti sentimentali non risolte.
Lo dico da anti-razionalista (-positivista) quale mi sento,
ma anche da quell'intero indivisibile che mi sento di essere,
niente di me disprezzo se non il gigantismo
necropolitano delle singole parti.
E qui sotto non ditemi che non ci ritrovate qualcosa di già visto,
che è poi la quotidianità ottusa dei nostri tempi,
con la sua bella contro-medaglia,
l'evasione dalla quotidianità stessa:
"Non mi fido della giornata dell'albero, non mi fido
delle vostre scope esibizioniste, delle pulizie ostentate
e festose, non mi fido della giornata senz'auto, quando
tutti andate avanti e indietro coi palloncini
in mano, con quelle facce da ebeti in festa
senza festa, con le biciclettine mostruose e
anch'esse torturate, smorfiate in forma di
macchinetta a pedali, con dietro roulottine e
carretti deficienti, con quei rimbambiti dei
vostri cani, con quel sorriso che somiglia a un
didietro che si sforza."
In effetti niente come "quei rimbambiti" (poveri) cani,
descrive meglio l'essenza dei proprietari.
Lo so, mi sono già dilungato fin troppo,
e pensare che mi dilungherei ancora,
sulla virtù nella pornografia, per esempio,
o sull'oscenità orgiastica che è la vita civile qui,
invece... qui mi fermo,
spero sia evidente che non stiamo facendo esercizi accademici,
stiamo parlando di noi ...adesso, oggi, qui davanti,
e c'è qualcuno che non scorge l'orrore o il triviale?
10 dicembre
"Coltivo una rosa bianca"... bianca non come
la "yellow rose" ("Watching tv", Roger Waters)
che lo studente cinese di Tiananmen Square
non poteva più coltivare e che infatti era gialla.
Anche io lo dico sempre che mi trovo
a coltivarti come un giardino, e chi mai può
essere questa rosa, questo giardino?
Una "rosa da segnare", forse,
quel che cambia qui, nelle parole dei monologhi,
è che tutto questo non è collaterale, non è funzionale
al brano composto, o ad un pubblico che ascolta o legge:
Tutto questo è ...tutto, ed è il contrario dell'ottima prestazione,
tutto questo è dare un taglio alle usuali convinzioni
che noi in genere diamo per scontate,
ovvero, vorrei sapere, anche tra chi legge o ascolta,
chi percepisce il sottile invito continuo che qui traspare
a rimettere tutto, proprio tutto, in discussione,
ma non nel semplicistico senso di discutere, dialogare...
nell'altro senso, nei dispersi multipli sensi di allibirsi
di fronte all'ovvietà nauseabonda che trasuda da
"quell'attualità ...che pare vera", e che è così comodo
considerare come effettivamente esistente...
Ma sai quando si dice che una cosa proprio "non esiste"
come dire ..."tu proprio non esisti", l'esistenza intesa
quindi come sinonimo di realtà pregnante
anzichè come stampella per teledipendenti,
o comunque e forse meglio per divoratori di prodotti
compresi quelli "artistici" compresi... sì, tutti compresi.
All'opposto il sottile invito a vivere il divenire.
Culturalmente parlando siamo, a me sembra, di fronte a qualcosa di altro,
io esagero volentieri ...come la "teoria della relatività" rispetto a Newton o Cartesio...
questa cosa qua rompe con i "per-altri-versi" ottimi DeGregori eccetera,
forse proprio solo in questo rivoluzionario senso (ma ..."non è santità"...):
il girare le spalle al tutto, il raccontarsi ...non per raccontarsi,
...non per riassumere e raccontare, ma ...per essere,
dimenticando quindi volutamente il tramite, il mezzo,
per concentrarsi unicamente sul fine, che al mezzo corrisponde,
la vita vissuta che cambia, "non sei mai la stessa... nemmeno a volerlo".
Fino perciò al benefico disprezzo... o magari è solo indifferenza,
per i gusci vuoti, ed ecco come si spiega il disgusto
per il collezionismo e per le raccolte e per i miti,
che tanto possono fare arrabbiare essendoci così indispensabili,
essendoci così connaturati quando non sappiamo...
quando ancora non abbiamo dato il via a una vitale trasformazione.
"Ma se cominciassimo?....se entrassimo nel vivo?"
12 dicembre
Pasquale Panella ovvero lo scrittore non omologabile,
ovvero un fiore nel deserto, per molti solo una pecora nera.
Pasquale Panella, ovvero: come essere un "pianeta" lontano,
molti anni avanti o molti anni indietro, non fa nulla,
non certo emulato dagli illuminati classici,
casomai da qualche ignaro sconosciuto
che potrebbe anche non vantarsene, non sapendolo.
Noi abbiamo avuto la fortuna di saperne qualcosa,
e cerchiamo di imparare la lezione impartita,
anziché far finta che si tratti di un caso letterario.
Dice qui Pasquale tra virgolette, io invece tra parentesi...:
"Sto andando a incarnarmi già con quel senso di perduto nel cuore,
e intorno a me c'è tanta religione. Sì, con quel senso di perduto
e non d'anima mia, quel senso di perduto che adoro"...
..."ascolto la mia radio di bordo,
e non trasmette altro che un etere di code,
un intruglio cometico su strade,
le code sul grande raccordo all'altezza di eccetera,
a tutte le altezze, code nei centri e nei loro paraggi,
rallentamenti, pavoni involuti."
"Così entrano i pellegrini in tutti i centri commerciali,
aperti nei giorni santi e festivi."
[Si dice che vivere è facile:
(in fondo basta darsi ragione a vicenda...),
l'unica cosa che fa sempre paura è indagare oltre,
non siamo più tanto abituati a confrontarci con il mistero,
con il dramma e con l'abisso, con il dubbio e con lo stupore,
con il divenire e con la sorpresa, con l'avventura e, per forza... è già
tutto ben predisegnato, il nostro percorso futuro, nel presente morto.
Ecco anche perché non sappiamo nulla di insonnie e di gastriti,
e di starnuti e di difese e di indigestioni, perché ha vinto ovunque
quella chiesa che i primi cristiani aborrivano, tanto che è uscita
dalle sue mura per entrare non solo nei centri commerciali...
per entrare nelle farmacie, negli istituti, nelle piste
autostradali, nei condomini telealluvionati...
Non immenso il disprezzo che porto è di più proprio perché cercavo ..."qualcosa
di meno"... e invece eccomi qui alle prese con un banale trantran salvandomi
con poche possibilità future che del resto non ho mai considerato e allora mi
beo di allungare questo brodo che è la quotidianità. Ma sbaglio. Lo so molto
bene dove sbaglio mentre è chiaro che sono tutti convinti di essere nel
giusto e questo potrebbe provare il contrario se non fosse troppo facile,
infatti non è questo il metodo per azzeccare una direzione, un'amore,
una diserzione. Conosco più di un individuo impegnato a pisciare sui mulini
a vento purché altrui perché ancora molti possono dire io, ego, io
come se fosse un diritto quando ormai tutti sanno che non ci sono scuse
di fronte alla vivace rapacità che avvolge le cime ed anche i fondi
ed ogni millimetro di abdicazione all'unica bellezza che importa a noi mortali:
il vero succedersi di fantastiche realizzazioni di quel nulla
in apparenza che comunque, c'è.]
19 dicembre
..."quel che ognuno non è, non lo è esattamente."
Perfetto...
questi monologhi... impossibile descrivere...
ma inducono al rapimento di se stessi,
una inusuale autoanalisi di tipo non intellettuale.
Come i paperi quando si lasciano trasportare dalla corrente acquosa,
sembrando assorti passeggeri di se stessi,
guardiamo trascorrere gli anni dal baratro alla distensione
(parlo per me).
Come da una nascita sull'asfalto sopravvive il fiore, e sta benino ...ahahahahah!!
Diabolico c'è chi liscia i baffi, ride, ci vede benissimo,
violentando il conflitto di giornitudini che comunque in qualche modo
devono trovar sutura ed è qui che ringrazio i pre-poeti
che mi svincolano dal pre-potere ...l'attesa sutura...
Forse... sei esattamente... quello che manca,
sei l'isola che non c'è, infatti non ci sei, non sei qui, non ci sei.
Tanto vale parlare con se stessi. Con autoironia, sorridendo, tra sé, con dolore,
tanto passa anche quello e di ogni inciampo ci si dimentica,
basta solo che la pelle volga all'unto, che lo stupore volga al grigiore,
che l'abituale sfondi le costole del meglio,
cioè di ciò che ci vorrebbe.
2001
2 gennaio
Molti si (e mi) chiedono come mai Lucio Battisti cantasse
in ultimo certi testi apparentemente ermetici, incomprensibili,
io di certo non so rispondere perché non l'ho conosciuto di persona,
tutto quello che dico è interamente affidato ad una vaga intuizione,
sospetto insomma che già da tempo Battisti fosse piuttosto
insofferente all'imperante (e nauseante) "normalità",
la quale normalita ben si adatta a questa fetta di mondo
solitamente un pò presuntuosa, nel suo inconscio (?) positivismo.
In effetti che Battisti sarebbe finito a fare qualcosa di strano
lo si poteva già presagire ascoltando l'ultimo brano di "E già",
cioè per l'appunto E già... "che la verità è solo un'interpretazione
che una certezza proprio non ha"... come non immaginare
il piacere allora di cantare le spiazzanti parole di Pasquale Panella?
A me sembrò un gran salto di qualità, e di dignità mista a quel sano senso
di fottersene allegramente. Del pubblico, della critica, della gloria.
Se così non fosse mi spiacerebbe un poco, lo dico dal punto di vista
di chi per un attimo si cala in questioni tutto sommato irrisorie,
di fronte ad esempio a quel che qui sotto Panella scrive,
cose estremamente toccanti, come sempre spiazzanti,
auto-spiazzanti persino, da cui la ossigenante rinfrescata
come una doccia d'aria nei nostri condotti inquinati dal trito realismo.
6 marzo
Per chi fu affascinato dalle atmosfere della Metro eccetera...
...bagni di rimembranze risuonanti di stazione in stazione,
come dire anche di canzone in canzone, mentre tutti partono,
mi piace immaginare il pre-poeta con lo sguardo di fuoco.
Che mi pare un bel duello con visioni futurisibili...
20 marzo
L'aveva detto, l'ipoeta, che avrebbe fatto di tutto per confondersi da sé...
a me pare che abbiamo (anche) tutte le buone ragioni per segnare il passo,
fermarlo, riavviare tutto su un'altra via che a me ricorda tanto,
e seppur non lo sia, almeno nell'approccio al vizio di intellettualizzare,
...quel "vuoto mentale" (che non è il nulla)
che i principianti dell'Oriente si ponevano come sfida,
comunque spiazzando ed evidenziando la faziosità
e la presunzione e la leziosità degli stili Occidentali.
Poi c'è sicuramente un passo oltre,
almeno per chi (la maggior parte) non l'aveva fatto,
...vittima come è troppo facile finire
della distorsione e dell'arrovellamento
come circolo vizioso tenuto ben stretto
perché necessario al vizio di godere nello star male.
27 marzo
A passo d'uomo, d'occhio d'uomo, finalmente le cose,
e allontanando (cosa davvero importante), d'un fiato,
le cose dicevo, si vedono per quelle che sembrano,
essendo la soggettività, ove non distorta...
direi il massimo dell'obiettività.
È proprio il passo d'uomo quello che si è perduto.
Mi viene in mente la cosiddetta influenza: esiste?
Così si dice in giro, ovunque, libri, giornali, bar...
Poi le si dà nomi altisonanti: Asiatica, Spagnola ecc.
...quasi quasi ti fanno sesso...
poi ci inventiamo Aids, Cancro, la temibilissima Allergia...
Come antidoto vedrei solo l'altrettanto temibile allegria
come rimedio solo il voltafaccia, la risata dissacrante...
la risata in faccia alla monumentalità della conoScienza
fattasi monumento alla presunzione umana
e colata attraverso le riviste nelle menti di tutti o quasi,
e nei fegati e nelle narici sottoforma di veleno farmaceutico.
Verde, come la bile e il dollaro.
Così va con il sacro mondo dell'informazione di massa,
una massa di clienti-studenti inebetiti ma orgogliosi di sé,
pronti a seguire le istruzioni di quella massa di esperti
anch'essa inebetita (ma orgogliosa di sé).
Simili con simili.
Non c'entra? Lo penso anch'io.
24 luglio
Delegittimando la pregnanza del summit incluse le reazioni,
il dolce Ivan Illich a San Rossore pochi giorni addietro e prima del macello,
sintetizzava in una sola frase la distanza da quel terreno di gioco:
..."a storm in a tea-cup". Per lasciare ad altri le partite a tennis.
Beppe Grillo invitava a lasciarli soli quegli otto pellegrini,
a lasciare vuota Genova, io me ne sono andato, non voglio morire in una tazza di thè.
C'è di più. Il globo e la globalizzazione non sono questa terra. Però,
io piango sì. Hanno assassinato mio fratello, oppure gli hanno spezzato le braccia.
Gli otto macellai, otto fantocci n-azionisti, otto barbieri...
e i diciottomila o più armati (per davvero), nelle mani dei neri per calcolo
(però, che fretta nel calare la maschera...), e i trecentomila
o più o meno e comunque pieni di belle speranze, e di bontà.
Mi commuoverei... E i mille o duemila violenti che fatti gli inevitabili confronti,
quasi quasi (mi spiace) sembrano persino più buoni. E tralasciando del tutto
la faccenda delle rappresaglie e delle repressioni e delle infiltrazioni
e dei calci nella pancia e degli abusi di potere, insomma l'importante
è che non siamo violenti (ci pensano loro a dare l'esempio).
Io piango a parte tutto, e sono incazzato nero.
31 luglio
Gli odori, i suoni, l'identità bella e ancora vergine,
già la vista tende a rovinare quando porta a "capire", a interpretare.
Oggi qui invece, come i "valori" (altra parola-ameba) la vista (indebolita) domina.
Tutto ciò che suoni come istinto - e io intendo beata (in senso catartico) intuitività,
indica quella umana unica angelica propensione nel bel gorgo animale,
perché come non mi stanco di ripetere, da tempo ho preso le distanze,
e dalla ragione positivista e presuntuosa, pretestuosa, inutile, pregiudiziale,
e dall'istinto a ottusangoli, comodo ma insufficiente, schematico, meccanicistico.
7 agosto
La "disubbidienza", l'opposizione, ...alla coscienza,
alla speranza, anche alla passione stessa, al passato e al futuro,
alla natura e alla saggezza, a "Dio" e al destino, al pubblico.
Saremmo tutti sulla stessa barca, barchetta, zattera.
Sembra strano ma non è relativismo, non è nichilismo,
almeno a me non sembra. Somiglia di più alla relatività,
al "vuoto mentale", a quel passivo ostruzionismo (nun me scetà...)
che sfocia nella più sublime attività degli uomini e delle donne,
(gli "esseri umani" non mi esistono, anzi, sì che esistono,
guarda infatti, gli zombies, ma anche "uomini" o "donne" generalizza troppo...),
anche se anche quella passa e va, dove vada poi è un bel mistero.
E il mistero è la più grande cognizione di "verità" (al contrario, infatti),
non è moderato o diplomatico, ed è "il" sentimento, con sgomento, con tormento,
ma anche con rassegnazione, quasi con ilarità, si piange e si ride assieme.
Io voglio una vita ...esagerata, di quelle che non mangi mai...
...piena di guai ovvio, non c'è di che poterne evitare,
magari sono altri quei guai che si vorrebbe lasciar trascorrere,
il guaio peggiore è avere a che fare con l'intruppamento dei sicuri di sé.
Passiamo alla bellezza, qui sotto,
mimetiche accuse con garbata discrezione,
l'eleganza che non è facile sfoggiare,
come non volere influenzare nessuno
senza il suo ...sforzo consensuale.
14 agosto
Il "balzo con l'elastico rotto" (sapendolo), è proprio così
che mi sento davanti alla imprevedibile (per me che scendo
dalle nuvole) e incontenibile furia nera che sparge il rosso,
un errore che da sempre mi sono visto commettere, quel cuore in mano,
offerto, preso involontariamente a morsicate. Perché, si è detto anche,
"non sono gli uomini a tradire ma i loro guai"... (non è la Bibbia).
Tirare in ballo famiglia o figa per minimizzare propensioni all'omertà,
alla malafede, al disamore, non permette di distinguere la vendetta utopica
da una cosa più terrena come il rivoltamento, ed il vomito che mi viene,
"è più forte di me". Insomma infine, io non è che spero che la pagheranno
come ho detto io, io ...vedo che la stiamo pagando un po' tutti. Parlo soprattutto per me,
..."mi piace che mi grandini sul viso la fitta sassaiola dell'ingiuria"...
Sarà, ma non ho molto appetito, i bocconi che non vanno né sù né giù.
Il monologo di oggi, schiaffo di quelli che volano a quelle che volano,
così parrebbe, ci sono frasi (come sempre) che sono perle,
osservazioni apparentemente ripetitive che snocciolano il veduto più che il pensato,
quel veduto che ora e qui ci avvilisce e ci squalifica.
La parola a chi molto meglio di me a fuoco ha messo l'esistente.
19 settembre
Le Nazioni come il Gigantismo imperante creano una violenza inaudita
(forse) in chi non si è mai svincolato dal Pensiero di massa,
pensiero pericoloso perché inattaccabile, impossibile discuterlo,
sicuro di sé, carico di sordide illusioni,
inchinato al mito, e intollerante, o predatorio,
nei confronti del vivo perché sempre fuori posto,
l'ordine dei morti in vita è tipico dell'uomo civile.
Ce lo saremo chiesti in molti da che parte stare,
In quel grandioso frastuono che è quella "tazza di thè" che è il mondo,
e in molti siamo stati risucchiati o coinvolti
nei furibondi appelli da crociata cui il fanatismo fa appello
per debellare il fanatismo, con l'intelligence che sfavilla in televisione...
con gli effetti speciali che soli commuovono i cuori di gomma.
Noi stiamo ancora "dalla parte dell'uomo", silvano, silvestre.
E il Gigantismo va a pennello per chi è "piccolo".
Ecco, invece, cosa io sottoscrivo.
2 ottobre
La storia... come la scuola ...terreno minato, facile suscitare vespai,
pericoloso sfilare da sotto i piedi tutto ciò che copre quella terra
che comunque ci sosterrebbe, come dire che c'è pieno
di gente sana che ritenendosi invalida fa uso di protesi
alle quali si sente riconoscente. Non c'è peggior nemico
di colui che smuove queste acque, a meno che,
come spesso accade, non lo si ritenga un innocuo buffone.
E così finisce... che si vive di allori, che si finisce così per accreditare tutto...
mentre la storia andrebbe rivista più da lontano, dal punto di vista di chi ronfa, appunto.
Che è la massima espressione di rivolta io sento e vedo,
e credo non ci sia niente di più "controcorrente", niente di più creativo e qualificante
(agli occhi dei più niente di più impertinente), che dormirsela di brutto.
23 ottobre
Di fronte all'inesorabile lezione, di penna e di parola...
non riesco ad aggiungere... nemmeno a pescare, qua o là,
sono un ascoltatore a bocca aperta.
È faticoso, subire l'assalto delle demenze
ed anche (il che è peggio) ovunque esibite come razionalità,
intelligenze, quozienti di.
Forse appunto poi, c'è pensiero e pensiero.
Io personalmente chiamerei con nomi diversi la stessa cosa
e forsanche perché non è la stessa, perché il cuore di certa fauna
non è il cuore, perché tutto passa attraverso un qualcosa,
e cambia molto, anzi tutto, quando l'apparato digerente è fluido,
quando per esempio il risentimento sfuma e dissolve,
quando per esempio un pensiero affiora, oltre, alto e allontanante...
e vede e sente, e si chiede, e dice "no, io non mi muovo"...
ma discutere serve a qualcosa quando il pensiero è arido
non immerso nelle dolcezze delle atmosfere amorose?
Io so di non sapere, e se affermazioni non ne so sempre fare...
saprei come ...tirarmi indietro, che poi anzi, basta stare dove stai.
Ma il cuore non è sempre il cuore,
e quel fronte aperto che è l'io, è uno schiavo qui
perché non sta sotto il sole ma è abbindolato, come un fagiano di allevamento.
13 novembre
Io dico che se devo esser condizionato, è così che voglio esserlo:
quel processo utile che ti porta a spogliarti delle tue ossessioni od opinioni
e che ti riavvicina alla tua alcalinità, ormai acidificata...
(e l'Acidificato teme il limone, non sa che il limone alcalinizza).
Il limone o il miele. Non siamo abituati ad assaporare.
Per questo forse si diventa pignoli, inutilmente puntigliosi, orribilmente ...competenti.
Mi chiedo se e quanti cogliessero le appetitose implicazioni sottese...
Sì, perché è proprio una pessima figura quella che ti si forma attorno,
proprio come quelle pesanti espressioni da vecchio cretino sul volto dei tromboni
della sera e del mattino (sebbene li veda ben di rado...
li ascolti talora come si ascoltano volentieri le canzoni patriottiche,
ossia con malcelato disgusto e vergogna di esistere, noi stessi).
Ma tu dammi poche parole ..."dammi un bacio che non fa parlare",
torniamo alle cose serie ...al mio "orecchio, occhi, naso, tatto, lingua..."
anzi, ai tuoi, occhi, alle ..."braccia tue, mie più delle mie".
E ...slacciami la faccia... così che io non debba ricordare che Vespa esiste,
come al contrario, il miele mio prediletto (ma quello lo fa l'Ape).
27 novembre
Mi permetto di riavvicinare qualche asterisco e di allontanare i periodi,
staccare le triadi (ma due sono "cinquine"), suggerire virgolette, ed un corsivo,
poi rileggo in un silenzio.
4 dicembre
Trascelgo ancora grappoli dalla vigna delle parole,
le frasche appunto ...inutili, il gioco sul serio piuttosto che il serio-so uomo
(qualcuno lo definì "Il grigio"), l'uomo che crede alle balle che si racconta.
Trovo questa girandola di parole, questa passerella verso altro modo d'essere,
questa sorridente presa di distanza, questa spensierosa strapazzata...
trovo questa giocosa condanna, la bella condanna del cretino incoronato,
omologato, pettinato, lucidato, fotografato, ricomposto come salma, direi confezionato.
Non c'è che dire, mi si costringe a ridire (con enfasi e soddisfazione) il già detto,
come un bacio che ripetuto non stanca anzi ravviva ...qua la mano, Pasquale Panella.
2002
29 gennaio
Dei pensieri ho già detto,
dei fiori anche, i "fiori in noi ...fruttano",
"groviglio di pensieri" da cui ci si ...illumina
così da sfuggire tetre tendenze
a risibili fanatismi
a illusori elitarismi
così dalle dolci tempeste, reali o meno, di sguardi vividi
penzolano come macchiette secondarie bramosie ed avidità da infimo quotidiano:
"lo sguardo slitta su guance piacevoli,
schizza a cercare il bordo di una tuba,
come se fosse il bel lobo d'ottone di un orecchio..."
Intanto i Camus mi si confondono con gli Stendhal
e con gli eroi di Dostoevskyj e tra i castelli di Kafka
passeggio senza risposte e con un amore che scotta
ascolto solo la tua voce e farò l'amore con un sogno vero.
12 febbraio
Vedi che se essere confusi produce una fusione
che nello sguardo a volte si nuota, e si nota,
cosa c'è di meglio, e cosa di meglio che abbandonarti
e certo tutto questo non collima con aspettative che intrappolano,
verrebbe da affermare che è che...
ci sono le cose che non fanno la grinza,
e sebbene il dunque possa anche lasciar perplessi,
c'è sempre modo di andare oltre, di lasciarsi "alle spalle"
...su questo non ci piove, e se ci piove è ancora meglio.
L'essere e l'avere, il sembrare e l'imitare,
e il far "cadere nella raffinatezza", lo stile.
Che devo avere un caos dentro di me.
19 febbraio
E a proposito di caos dentro di te,
pensa ai baci che ci daremmo, che ci daremo, tra i capelli,
forse anche questo che ci unisce
desiderio che stenta a smascherarsi, ma è...
non è vino che mi manca, solo te da bere.
Cambiando argomento, la gabbia che occlude,
e sbarra, e occulta, e così ..."in un soffio di fiato"
gli anni volano ..."ti volti indietro e non li trovi più"
e volano i decenni, ed è un miracolo se sei integro,
perché concorre tutto a smontare, te, a farti rientrare, in te.
Anche l'illusione di una crescita, di un avvenire, di un futuro. Di una creatività.
Io me ne accorgo di questi aliti e colori a foglie ora verdi poi gialle
...sbattiti d'ali.
Ti dirò che hai ragione, non è per niente facile.
5 marzo
"Cari contemporanei."
Quasi una lettera, a noi, che contemporanei ci sentiamo,
bene o male, in effetti, allineati fra clichè indiscussi
forse perché la nostra ampia discussione avviene a proposito di cose più ovvie,
ovvero ovvietà, cose che ovviamente sembrano scontate, naturali,
prese di posizioni superficiali sebbene ostinate,
un'aspirazione continua a dare e sentire opinioni
a patto di non calarsi troppo in nessuna argomentazione,
in fondo oggi regna sovrana la Dea Semplicità, in forme assai complicate,
e prende il posto di una leggerezza troppo complicata per quasi tutti noi.
Allora regna l'informato, la "spiritosa" ameba che si inforna nell'informazione.
Tutta la nostra visuale abituale delle cose viene qui ribaltata
fino a calarci in un pre-mondo di maggiore aderenza e sottigliezza,
(forse proprio perché non dominato dalle categorie Hegeliane?)
dove ancora scorrerebbero le acque di sorgenti amorose
e vivendole, così, come i denti addentano la vita
(..."la vita intesa come astratto del concreto,
una cosa così, nemmeno tanto da approfondire"...)
come un individuo meno individualista ascolta l'esistente.
A me, fresco di letture rivoltose e non rivoltanti,
viene in mente che la vera rivoluzione del secolo
deve ancora sedimentare nelle nostre abitazioni, vie, abiti e anche bar:
l'amore che spazza via gli eccessi della mente illuminista,
l'amore che non è poi così dolce e caro come si crede
quando per esempio spintona a mo' di sfida un nichilismo laido.
12 marzo
"Sembra che / Sia tutto facile
Mentre / Qui tutto è fragile" [La mia canzone]
Mi piace affiancare a questo (casualmente a questo) monologo,
un capitolo che sembra quasi indispensabile per evidenziare
come lo stile "invisibile" di Pasquale Panella sia cosa assai diversa
da quelle facili generalizzazioni con le quali solitamente lo si descrive.
Lo scrittore è Albert Camus, il libro "L'uomo in rivolta",
uno splendore di approccio che riduce al minimo l'apporto intellettuale
(dal monologo di oggi: "il pensiero rinforza l'ipocrisia")
per esaltare la vitalità mediterranea contrapposta al freddo razionalismo
accademico. Ho voluto condividere questa mia recente rilettura,
e mi scuso fin d'ora se nel ricopiare l'estratto posso aver commesso
qualche errore di trascrizione. Camus, nei capitoli successivi,
mette in rilievo il concetto di misura, e di dismisura.
Ed è lì che si giocano le credenziali di una cultura, di un modo d'essere
che cozza dolorosamente contro il grigiore, le follie di un culturismo
di massa, un polo opposto che parla con cinismo, realismo, idealismo ...
Tra passioni riflessive e dolorosa percezione della fugacità,
immergiamoci nelle calde acque del lieto vivere e col nodo in gola,
o con l'ansia di bellezza che ci travolge e ci sorpassa.
26 marzo
Meno lo stile (stilettante) s'ostenta,
che ancor prima ti salta agli occhi, e al candore straziato,
così almeno se rinunci ad un "abuso narcotico dell'amore",
tanto è vero che, "Tutti amerebbero
(da un'ultima intervista, 13 marzo),
nessuno si chiede fino a che punto è amabile"...
La morte e la bellezza, la misura e il significato,
freddezza e amore, mistura e raccolta
come germogli di primule e viole, dolcezze ravvivanti,
achillee amarognole, parietarie appiccicose, ravvivanti.
Fino all'amor te.
9 aprile
Per i miei gusti (semi-corrotti ormai, chiedo venia a me stesso)
questo monologo rappresenta un meglio come d'anelito.
Il trionfo della sensibilità mai piagnona.
L'apoteosi dello sberleffo per il tronfio ventre del politico.
dell'affarista, dell'imprenditore, del lavoratore insomma,
e dello sciocco, e del fanatico, anche il buongustaio.
Il superamento dell'autocrogiolamento nel quesito, nel dubbio teorico,
nello sfizio artisticheggiante, che comunque, è calmante, lenitivo.
Da queste ceneri in cui si potrebbe scorgere solamente un rifiuto,
io credo nascano quelle mani "dolcemente ossute" (cioè un sì),
come diffusori, del desiderio (tanto ignorato più che ostacolato).
Perché, normalmente siamo noi (io), quelli che hanno rinunciato,
quelli che si sono conformati all'esistente, al brulicante,
al consueto, al mediocre, al prefabbricato, al sottilmente preteso,
sequela di capricciose resistenze (i "languori lagnosetti") al sublime.
Forse in nome delle calorie, o della cultura, o del liberalismo,
o della tolleranza, o della bontà e della simpatia e della signorilità,
c'è una forma di autodistruzione che non riguarda l'io (quello cresce
anche troppo), ma tutti quegli "ii", tutti quei nobili pezzetti di sé,
dalle ciglia ai canini, dai pollici agli alluci, dalle belle unghie
a ogni povera cellula costretta a convivere con un ego insopportabile,
arrogante e presuntuoso, ed anche untuoso, e contagioso.
Su tutto allora, prevale...
..."l'ordine col quale l'uomo dispone
la criminale affabilità del coma delle cose"...
Il morto la vince sul vivo,
come l'atmosfera necrofila, senza vita,
che vedo nei letti usati tristemente per vedere films in tv.
16 aprile
Mi direte e mi dirò che c'entra: forse nulla,
"ma però" (i criticoni leggano fino in fondo) mi va questo accostamento.
Così scriveva (Ritorno Sopramonte, Ed Mondadori, 1965-73) Renè Char:
Il villaggio verticale (Le village vertical)
Come lupi nobilitati
dalla loro sparizione
spiamo l'anno di tremore
e di liberazione.
I lupi innevati
di battute lontane
di cui non si ha più data.
Furtivi sotto il rimbombo
del dopo aspettiamo,
per affiliarci,
la vastità ch'è a monte.
Sappiamo che repentine
accadono le Cose,
oscure o troppo adorne.
Il dardo che univa i due lenzuoli,
vita su vita, clamore e monte,
folgorò.
Anello di congiunzione a me pare la "sacralità" al presente,
fosse anche altro, fosse anche più e meno.
Capire o non capire, stando a queste direzioni, versi, segnali,
essere qui col cuore in piena, in fiamme, in lacrime anche,
non è detto sia quella patologia che sembra.
E se carne e pensieri sono una cosa sola,
per quel qualcosa di meno,
è qui che volevo arrivare.
30 aprile
..."parlo di condivisione,
di rammarico e rimpianto,
e parlo da solo, anzi da sola,
perché, né poeta né politico,
io sono poesia.
Né politico né poeta,
che vi fanno il mazzo futuro
puntando sul vostro passato,
infilzandovi così da parte a parte."
...l'Arte, il Volere, il Secondo e il Primo,
Il Tempo, il Punto e la Basta,
la Sera, Io, il Torto, il Niente e la Generosità.
Poi si parlava di un Virus che tutto a tutti spiegare
delle bacchette magiche più pillole,
la medicina amara, la magia nera.
La medicina pseudo-moderna,
girare frittatoni sulla faccia del popolo infornato
Si diceva poi che la Precarietà, insomma anche,
anche quella venga ...comoda a qualcuno,
in effetti a me sembra che si facciano giochi
non del tipo sublime sopra descritto e fra lenzuola
ma giochi, in tutto e per tutto, subdoli.
Panella descrive (cioè non descrive) benissimo gli uni e gli altri,
mentre scrive che scrive, la beffa è tutta per i traffici in atto
luciferinamente scintillanti di bontà e pentimenti.
È bello che sia quel che sia,
ed essere se stessi equivale sempre a non distorcere,
perché c'è differenza fra soggettività
(che è il massimo dell'obiettivo) e distorsione,
distorsioni e visibili contorsionismi,
tentativi di calzare la scarpina stretta,
quadrarsi in un cerchio che non quadra
o girare i frittatoni sulla faccia del popolo informato.
Dimenticavo anche nel dire che si lascia sempre molto da dire,
nel toccare il cuore che si lascia sempre solo,
siamo soli, è triste essere soli, ma i soli splendono, e scaldano.
Mi fermo qui, sebbene avessi in serbo altri Char
e anche Mazzetti o Forte, e Koch, o Pasquinelli ...
7 maggio
Slacciamoci la faccia,
..."ma non slacciamoci noi",
"Ogni metafora è vita più della vita."
"Quante stronzate sono già nelle parole.
La comunicazione è questo esproprio:
strappare le stronzate alle parole
e distribuirle come ragione d'esistere ai viventi.
Fine del discorso. Non ho altro da dire."
Dopo l'assaggio proposto e prezioso
nel mentre che le riviste infuriano con quegli abc
del triviale ..."come si impara a comunicare"
...con la seguente introduzione,
spero di aver dato inizio, per contro,
ad una serie di commenti personalizzati
da parte dei più assidui lettori di Pasquale Panella:
alcuni ho contattato, e si faccia avanti
chi qualcosa da offrire ha di suo
a proposito del prossimo e del prossimo (monologo).
Per iniziare c'è, "prepotente e vero", Simone, qui sotto.
E c'è poi lo splendido Maurino ...
14 maggio
Dico così, leggendo qua e là, vagabondando,
salta fuori questo Marcel Jousse, "maestro dell'oralità",
come dice Guido Ceronetti ("La stampa", "Senza luogo" la rubrica,
domenica), ed ecco la citazione:
"Amate quel che non udrete due volte".
La dedico alla lettura dell'introduzione odierna,
a continuare questo rimbalzare di commenti
(oggi il fiume Papagao, fuori e dentro gli argini)
già iniziato, come Altalena, la settimana scorsa.
E cito ancora traslando e traslitterando altrove, aldiqua del Muro:
"Io non posso spiegarmi, non capiresti, questo non sono io".
28 maggio
Sciolta eleganza, dal calibro fine.
Tocca a me: mi sono chiesto, cosa sei
quando ti tieni in piedi, leggendo qualcosa
e peggio quando ci scrivi sopra,
mi chiedo e mi chiedono.
Una risposta, non esatta, forse c'è,
sei (sono) un sacco, di ossa rotte,
una cascata, soffocata, di lacrime tra dei versi,
un rigurgito di sangue, che traspare
e non si può dire, raccontare,
un indizio di allegria, inopportuna e persa
in lontananza (una rondine, lei dov'è?
ma non lei, non tu, è il cielo che è sbagliato),
e un dolore sordo, agitato, confuso, sfociante
e malamente in belle illusioni che sono vere,
finché c'è un dondolìo come perla, da dondolare
(che dopo, è ancora peggio).
Che non ci sta
a dire sempre sì,
a dire solo no.
Eco che ricalca una voce, nel deserto.
Eco che rimpiange una voce, acerba,
che sarebbe una vita, in gabbia..
18 giugno
Pover'uomo...
dilemmi, gelosie, rancori...
oriente e occidente, cosiddetti:
il cui bel parto è vuoto mentale avveduto
e giustamente fragile, accorato,
e perduto.
Ancora con l'ineluttabile casualità
del mescolare versi, tra me e te, intimamente
ripartendo dall'illusione così, unica nell'essere vera,
vera tra le mummie e gli zombisti...
ancora dondolare la passione che toglie fiato
e azzera la saliva, intimo segno di distanza
che non equivale ad essere poeta, né filosofo.
Rottame, spina in un fianco,
se non sfinimento, tra bei fianchi,
ad occhi chiusi, e cuore in gola.
25 giugno
Io, che non ho nulla da aggiungere
aggiungo che basta guardare le vostre autostrade,
le vostre banche, i vostri palazzi, abortiti
dai vostri architetti, gli istintellettuali,
ma Kropotkin, direte voi?
Kropotkin è lì da un secolo che vi aspetta,
e Groddeck vi spiazza, voi e le vostre pancette borghesucce,
e i vostri antepasti, pasti e postpasti,
e in quanto agli istinti, teneteveli voi e le vostre nazioni,
e le vostre bandiere, e le vostre scuole, e le vostre Porsche,
e le vostre salviette, e le vostre belle macchinette...
Chi fosse maleducato ...vi manda dove siete già.
Si può essere altro, altro che, e altrove.
2 luglio
"Siamo soli"... canta qualcuno,
e poi ..."io non so stare solo, vivere insieme a me"...
e ..."che differenza c'è, tra amare e farsi male", un altro.
Bella vita, che ti vivi, dove vada vai dove vuoi,
quando sai, di non sapere il flusso, il fiume,
"...l'acqua che scorre non fa male su di me?"
...non è finita, non è finita, non è finita,
me lo ripeto spesso, è proprio vero che non è finito
quello strano niente della vita, che ti ha colpita,
ma tu sei bella e hai "fiori in te che fruttano"
e nemmeno ti accorgi, a volte non ti accorgi...
E quando ti accorgi, è anche troppo tutto questo,
se non mi limito ad un "volteggio umano".
Tutta una dolcezza che sembra spreco sotto le stelle,
e c'è chi dice "io sono uno e la carne è tanta",
o giù di lì, e io sembro uno che mette il naso fuori,
se la prende con le intemperie, resta lì, indeciso,
tra la paura di sbagliare tutto e l'anelito dei profumi vivi,
tra l'insana previsione di un crollo (o rovina) e l'illusa certezza di farcela.
16 luglio
"È dalle linee del tuo volto
che si capisce se sai dove stai andando". [C.C.]
Questa frase non c'entra, ma è bella ancorché ispirata,
è "poesia" che passa attraverso i telefonini.
È come fosse un compleanno,
anzi, lo è, e sento l'aria pungente
quella che in estate ti sconvolge
con i piani del sole che ti stravolgono,
e poi ti uccide di odori indimenticati.
Ti parlo e ti ascolto
con tutta la pazienza che hai.
Non ci vedremo tanto facilmente,
fregato come sono, nelle curve.
Cambiando discorso, viene il sospetto che ci abbiano fregato.
Come ..."Zanardelli, che partiva da Sorrento per tornarsene al governo
carico di meraviglie e di richieste di fondi
per migliorare solo la vita
nella terra già dell'amore."
Vedi, e non guarda,
e infatti non è lo stesso.
Come il come.
Aspettami.
23 luglio
È una fortuna vivere adesso, qui,
e poterci dire che sì, sì, sì, e che no, no, no.
Sospesi tra non-avanguardie e retrogusti
non vogliamo mimetizzarci tra scuole d'autore
ma abbiamo tenerezza per certe corse spezzate
(quando non puoi più dirti sì e sì e no e no),
sappiamo che siamo nati negli stessi anni,
certo c'è chi sta indicando una via un po' meglio.
Il topo (non il topo in genere) di fogna esiste solo perché
esiste quella meravigliosa creazione umana che è la fogna,
in quella fogna di città che è la metropoli,
piccola o grande che sia, abitata dall'uomo di fogna, appunto.
Oppure all'opposto delle metronecropoli c'è la città (sì sì),
e lì ci saremmo illusi di stare noi in pace,
questa parola "indicibile ...che in una parola non si può dire
...che non si può dire con due...
che non è dipingibile né descrivibile...".
E nelle città la casa abitata, la pace goduta o "tutto che si muove":
Qui il rossore delle città vive è crepuscolare
e si nasconde frammentato per non essere sterminato,
in borghi dimenticati, annoianti se e quando non ci fosse lei (o tu per lei),
che ti basta, da sola, per rievocare le vie perdute, o meglio, trascurate.
5 novembre
Si era parlato un po' di tutto, si era capito che qualcosa ci distingueva,
e senza vanto alcuno ma anche senza modestia, parlavamo di noi a noi,
della morale e del moralismo, di come si può essere etici senza moralismi,
cioè infine, delicati e discreti. (...) E che questa non era la "via di mezzo", che è mediocritas,
normalità, appiattimento. E della serietà, della necessità di essere severi,
ma di come si possa essere seri senza seriosità, di come una parola assuma
significati e contorni diversi a causa di una sfumatura ortografica; che a volte poi,
la stessa parola significa qualcos'altro a seconda della bocca che la pronuncia,
delle piccolezze cui allude o che nasconde, e questo è tutto il contrario
di un lessico morto, accademico, categorico, definitivo, devitalizzato quindi, senza vita.
Di come psiche (psycho) in origine si traducesse "anima" anziché "mente", di come scuola (scholè) invece
significasse "tempo libero" (questa sì che è grossa...), e di come mythos fosse parola,
e technè invece arte. Di come l'utopia avesse stancato, deluso, disatteso,
e di come quasi nessuno l'avesse saputa trasformare nella sua realizzazione
pratica, la famosa (si fa per dire, anzi, si fa per tirare le orecchie) eutopia.
Come ossigeno che ci si scambiava essendo stanchi di quel che ci circondava,
costretti com'eravamo a cercare nella grande città quel che non c'era in campagna
e viceversa, spesso non trovandolo affatto, salvo non trovarlo poi, come si trova un fungo,
nella bellezza di quella pianta selvatica affiorata dall'asfalto che tu sei;
salvo non trovarlo in se stessi, che è lo stesso discorso.
12 dicembre
Puoi dare a chi vuoi il tuo voto, o puoi leggere
ascoltare e sbandierare chi credi di preferire,
tanto quello che sei resti, ad esempio, corridore.
E poi, un'altra cosa: di questi tempi in cui perfino gli arretrati Darwin ancora
ti (nel senso di "a te", cioè, non a me, ossia alla folla) sembrano più credibili di una folla
in gran parte inebetita ...in cui preistoriche car-rozze e totemici schermi
ancora qui per noi scintillano di orride o banali e meccaniche vitalità,
ben qui si accolgono schiaffeggiamenti sottili,
le voci fuori dal coro, tra il sonno quieto che è vita,
e la vita vera che non è rincorsa, ma attenzione.
31 dicembre
Si potrebbe dire: gli orrori della comunicazione (questa perversione).
Uno accende la televisione (sfoglia il giornale eccetera...)
e mi dice: "che schifo quel che essa trasmette",
...ma c'è di più, c'è da parte nostra un ricusare...
per esempio, il programmino utile, bello, "educativo",
la sua noia, il suo essere "al posto di".
2003
11 febbraio
Derelitto, tormentato, sbranato, in altre parole amoroso impudico
con tutto se stesso fuori e dentro sé, sono queste le parole
che mai ti abbiamo dette perché convinti che tu le potessi leggere,
nei nostri silenzi, nelle nostre occhiate così apparentemente sicure
mentre invece arrancavano perché senza di te non stavamo in piedi.
La domanda anche, è "te, chi?": non mi nasconderei,
...non fingerei, fossi in te, di non sapere che te sei tu.
È che poi accanto a te, di stare in piedi più non ci interessa.
È anche così, che "attossichi menti e inneschi molle", ispirata Amilga,
perché davvero la mente è tossica, lo vedi oggi più che ieri...
tra il pensiero atossico e i cervelloni di massa, età media 3 anni (la preistoria!),
passa quella differenza che c'è tra l'àgora, mercato di piazza, e il Mercato.
È la nudità la miglior risposta alle umane scempiaggini.
18 febbraio
Le guerre.
Posso pronunciarmi.
"Via le auto, via l'asfalto, giù i palazzi".
Parlo sempre male di bandiere, ecc. ...non mi piacciono,
dividono più che ricomporre, uniscono sulla base di una separazione che non esiste,
non ci sarebbe, non ci dovrebbe essere; peraltro uniscono su basi sciatte, ineffettive.
Della bandiera pacifista, è vero, mi piacciono i colori, forse perché sono (o vorrebbero essere) tutti.
Ma noi (io) qui non ci accontentiamo della Pace,
non ci accontentiamo dell'assenza di guerra (che è il minimo, ci mancherebbe,
per volere, accettare le guerre bisogna essere malati di mente e forse anche di corpo).
Noi (io) non vogliamo la pace ma le paci, tante, diverse e dappertutto,
perché ogni pace è diversa, ad esempio la mia dalla tua,
infatti per me pace è stare lontano dalle vostre automobili luccicanti,
e dagli scandalosi viadotti autostradali che ormai tutti gli idioti accettano,
e poi per me pace è stare in una città per davvero, non so, Brema, forse.
"Ti detesto New York, non perché città, ma perché credi di esserlo".
Ma non era questo che volevo dire:
impossibile manifestare per le paci, si può solo applicarle in pratica,
ingannando, sviando, spiazzando, sfuggendo il banale, il ritrito, e tutta la sapienza
insulsa, cantilenante, dell'ometto moderno, bello adagiato sulle sue comodità.
Ci crediamo troppo avanti per indietreggiare di quel secolo (quei secoli) che servirebbe.
4 marzo
Accogliendo
perché è poco simpaticamente
che lievita davanti a noi, fumo di parole e attività tante e con frenesie
e di speranze tante ben ordinate, nel gesto di credere (credersi), che è come buco
nell'acqua.
È forse lì che c'incontrammo.
E poi stando a vedere
perché un apripista passi inosservato
divertimento anch'esso con lampadini poco accesi
se invece che veridici, distorti come filamento contrariandosi,
come dilemma.
Che tutto dipende,
...dipende da,
questo è il segreto del relativo,
che il relativo è assoluto se non è a qualcosa.
11 marzo
Superamento di "valore" che ci sembra essenziale
in quanto, come splendidamente sotteso,
implicante il giudizio pregiudiziale dell'economista,
come l'orrore che c'infonde il giornalista, o l'uomo di successo.
Altra cosa l'apripista, che è malvisto (se visto) per opposti motivi.
25 marzo
Già: sentimento non esiste.
E dove esistesse, in agguato è un pre-giudizio,
sebbene un po' vile, diciamo aprioristico, né spassionato né appassionato,
né per davvero attento, né mai capace di immedesimazione.
Disse bene Gaber: * Non mi preoccupa tanto Berlusconi in sé, quanto Berlusconi in me *
Soprattutto l'uomo è (oltreché cinico) chino,
servo, e si muove e cammina come provetto maggiordomo;
e dall'esterno (allontanando) tutto questo risalta fin troppo bene.
Servo delle culture dominanti e dei loro prodotti (anche "artistici").
La risposta di Panella sembra essere provocatoria (e sembra anche irritare certuni),
ma forse a trionfare, è qui una voce, selvaticamente "innocente".
Che a me, ricorda tanto quella sfacciataggine tanto tipica in Georg Groddeck.
Mi si è chiesto cosa unisca quel me drastico fino alla crudeltà culturale,
per quanto colma straboccante di affetti, a codeste sensorie visuali.
Rispondo, appunto, la drasticità. E la camminata, sullo spartiacque.
E una incrollabile sensibilità ai dettagli e alle sfumature, più che ai proclami.
Alla scivolata, caduta, crollo dell'umano sentire, vomito dell'uomo in scatola.
Alla parola ed al suo spreco. Alle ossa e alla pelle. Alle malignità.
E le differenze? Andrebbero perlomeno rispettate.
Ma c'è chi preferisce crogiolarsi nell'odio e nella malafede.
Che è molto più facile.
8 aprile
Noi anarchici (parlo di me) non bombaroli (se non nel nobile senso
di tirar giù orrendi palazzi, o villazze da ricchi - senza gli inquilini -
come io non faccio - ma farei - e i benemeriti guerrieri Corsi a volte sì...)
abbiamo sempre provato un senso di distanza e repulsione
al viscido tocco di mano del ricco classico (che s'incontra di rado),
ma anche dallo snob appena arricchito, magari catto-comunista,
quello pieno di buoni sentimenti in generale, diciamo: statalista,
europeista, universalista, mercantilista, gigantista, animalista,
pseudo-ambientalista, perfino umanista ma nel senso più becero di buonista.
È vero che diamo tutt'altra sfumatura ad ogni parola
e allora l'odio come letto nei suoi significati soliti, trasfigura
e così l'amore; non volemmo accontentarci di definizioni standard.
Perciò siamo aperti ad ogni rimescolamento delle carte.
E a parte che la povertà sia una cosa e un'altra la miseria,
e che la ricchezza non sia esattamente quella che ti descrivono i rotocalchi:
perché la povertà può essere un modo di essere, una scelta
che può non dipendere dai soldi che ti sei trovato nelle tasche, la miseria no.
La miseria appunto è indigenza, e non va risolta: è semplicemente causata.
Non c'è niente di male nell'amare la moneta nei modi qui descritti,
né nel desiderare di star meglio, di elevare le proprie potenzialità,
certo dovremmo tutti guardarci allo specchio per sentire se davvero
siamo in buonafede, o se invece non siamo alterati da qualche vezzo.
Perché la lotta non è tra me e te (voi), ma tra distorsione e leggerezza.
E può essere condotta apertamente, senza rodimenti da ricco (appunto).
Anche se non facciamo parte (parlo per me) di coloro che acquistano fogli
o che ancora anelano alla partecipazione di spettacoli, ecco qui, cosa vi ho detto, e vi dirò...
22 aprile
È grande (nel suo piccolo, e nel suo non essere né volerlo)
questa difesa costante del proprio mondo, istante, e dei propri sensi
e della propria vista e della propria sedia, panchina, vita, sensazione,
sentimento, visuale, posizione... in defilata armonia,
che è poi la difesa del proprio respiro, dell'esserci proprio,
che a ben vedere, è proprio tutto.
E che (nel non dire) dice proprio tutto.
Il senso più adeguato, nel leggere (e proporre) questo tipo di cose quindi,
i monologhi eccetera, come noi qui da quasi un lustro stiamo facendo,
sta allora nella consapevolezza di poterne fare del tutto a meno.
E se ci piace sentircelo dire, ogni volta, in modo analoghi e differenti
teneri o crudeli, come un richiamo a se stessi e al vero
che vogliamo ancora distinguere dal falso
che è quasi tutto ciò che ci circonda,
il vero, lo ripeto, non è qui.
"Da quello che tu dici,
che resta sempre la migliore copertura di quello che non dici."
Rubo una parola e non dico a chi
Lo dico (l'hai detto, scritto) così, "intuilmente"...
Mi è sempre piaciuto giocare con le parole
mi chiamate parolaio, ma per me le parole sono frecce
dirette al cuore di chi dice di troppo per nascondere di molto.
Mai amato l'opportunista o il sagace.
E l'intuire è carta nascosta, asso nella manica,
contrario della resa alle nefandezze di un genere umano surgelato,
allineato, affidabile, prevedibile (e così prevendibile),
e sicuro di sé, della sua propria ostinazione immolata.
13 maggio
Sono sempre più in difficoltà a praticare estrapolazioni come oramai di consueto,
un po' perché spesso estrapolerei diciamo tutto, un po' perché appunto per questo motivo,
sarebbe meglio che io la smettessi di estrarre. Al posto di estrarre
potrei parlare, scrivere, di ciò che vedo, leggo, scrivo,
di ciò che mi chiedo. E a volte è proprio così che faccio,
sentendomi in ritardo, e nello stesso tempo alla rincorsa,
quando la verità è che sto bene in questo posto e mai più me ne andrei,
nonostante la banalità pomposa che dilaga trita (e ritrita),
nonostante l'illusionismo per infanti che avvolge panorami annoianti,
orizzonti troppo vicini con sullo sfondo (da sfondare e da sfrondare) lugubri "fiori finti".
I significati, segni, sensi, la lingua, parola, piacere del testo,
vigna nel testo, ortaggi e frutta nel testo e poi di conseguenza
per strada, se in un mondo illuminato non dall'illuminismo
ma dalla luce degli occhi, finalmente il vivente, il vero.
Ma perché mai dovrebbe esserci collisione fra amore di sé e passioni,
"splendidamente monomaniache", per le belle creazioni?
La verità è che sto bene in questo posto e mai più me ne andrei,
ma la verità è che c'è una spada appesa al filo,
e non solo, c'è anche la visione del mondo, così angusta,
che comunque, fastidiosamente, limita movimenti, approcci, orizzonti.
16 settembre
Cos'è edonismo, lo dice la parola, anche così non fosse (come infatti non è): è donarsi.
Edonismo è anche gustare, e gustare pervade.
Edonismo è leggerezza nello stare scomodosi,
e finisce per essere scomodo ai porci comodi degli appesantiti.
Ci si appesantisce di pensieri a volte oppure di futili gonfiori all'ego.
Ma l'ego non esiste, è come uno spaventapasseri, c'è ma non c'è.
Facciamo vedere che c'è, tanto da crederci noi stessi fino ad averne timore.
Ma l'ego, questo imperatore nudo, non esiste,
esistono invece le minoranze silenziose e sparse come bastoncelli,
timpani, archi delle unghie, peletti in controluce e rughette e molto altro,
esistono anche senza tutti quei nomi che i botanici dell'anatomia corporea danno loro.
Gli accademici, quelli che da secoli studiano i fenomeni per isolarne l'inessenza.
Nascondendone altresì la dirompenza. Spogliati dell'io invadente e fittizio allora
e solo allora emergono le sfumature che permettono all'edonista
di godersi il godibile con la sola umanità soddisfacente,
l'umanità tenera e drammatica di chi gioca - tuffo al cuore -
e sa giocare e stare al gioco.
30 settembre
Non sono mai stato tipo d'istinto,
dovendomi curare farei d'oppio il gioco
e tra tutte preferisco Eterea perché si vede che s'offre.
Abbiamo tutti ragione e torto allo stesso tempo,
il guaio è che ci convinciamo solo della prima, o della seconda verità,
ma, da sola, una verità è sempre un po' sconsolata:
"L'odore amaro che amo"
come quel turchino solare tra le ondine quasi in riva
che ad occhi aperti increduli e sordi, al rumore del mondo, sott'acqua assorbivi,
con cuori in gola tuffo al cuore e fretta, di piccoli pesci, brezze calde sulla pelle.
7 ottobre
L'accento sull'insostituibilità del momento presente,
laconicità dell'esistenza, ineffabilità che beffa ogni ambizione
che non sia voglia di vivere, o meglio, di "vivere bene",
un cenno sommesso o sussurrato,
guarda bene dove vai,
una indicazione a quanto sia necessario sgarrare,
e da quale via (predefinita), e "tagliare, la testa la gallo":
Poi perle, o camicette, di seta
seta emessa al momento, e come tale, me lo ridico, deperibile. (...)
Sì perché oggi l'essere presente rasenta il ridicolo quanto a inebriante facilità,
più difficile sbattere certe porte in faccia, sebbene certi sì,
se li guardasse bene, ancor più no ancora, sarebbero.
Un sì allora che significa altro, per esempio: mollare il comodo
per sposare la causa scomoda e fuor dai tempi dell'amor civico o erotico.
11 nivembre
Da un semplice prato quasi un manifesto
un canto alle cose sembra per cadere in dimenticanza.
Un gioco che contrasta certo con la sensazione
che qualcuno si prenda gioco di noi vitaioli.
Vitaioli dove, se tutto ci sfinisce ai bordi di un campo manco nostro?
Strali gaiamente lanciati contro i pappagalli dell'informazione,
questo sì mostro, a sette a dieci teste dagli occhi sbarrati le bocche avide
purulente persino, l'informazione e i suoi canali,
aggiungiamoci pure gli apparati "educativi",
e l'ometto scolarizzato dalla lingua pulita,
perfetta, epurata dal male della varietà
e ingabbiata invece nel varietà. (...)
E tutto questo,
che non posso spiegare dove porti,
perché solo so dove porto io (a matita, certo):
a una vocazione opposta,
che significa scrollarsi di dosso
come lupo dopo un tuffo marino
i condizionamenti sottili che ci sono stati cuciti addosso
fino al "ghigno" di cui sopra e che ora ci distorce il volto.
Il pericolo sta anche in volti che paiono amici,
e cultura, informazioni, come stampelle.
E allora come seguendo a ritroso un filo d'Arianna
come genialmente un'elfa "dispettosa" racconta il lunedì,
mi dissocio e me ne vado, dove? ..."negli angoli di casa mia"
se in un abbraccio "è lì, che si fa la rivoluzione".
Dai muri pesanti di una casa
che ancora non è "garage per forza-lavoro".
Da una terrazza, sul mare.
16 dicembre
Due parole (per non dire tre) qui ci vanno
perché il lavoro oggi sull'altare degli adoranti grigi
possa finalmente venire "denudato in pubblico", e svergognato,
perché il lavoro è oramai la forma più sacrale e insieme sacrilega.
Forse l'ho già detto: la parola "lavoro" non esiste (o non esisteva)
nella maggior parte almeno delle società altre dalla nostra.
Questa nostra bella cozza società ci inonda di privilegi e diritti per strozzarci meglio.
Con il mondo dell'arte prona, prona ad inseguire i suoi (suoi e suoi) miraggi.
Vabbè il calcio, a parte la sublime creazione "letteraria" a correrci fra le gambe...
lo vedono tutti (magari): specchietto per le allodole (o per le scimmie).
Intriso com'è (pur'esso) di esaltazione e di stupidità,
la stupidità dei delineamenti, avvicendamenti, appartenenze colorate,
la sgrazia del novecento e la fanfara del duemila,
i dolori di pancia della domenica, ma che adesso invadono il sabato il venerdì il mercoledì...
Veramente basta. Ma non c'è altro, non c'è altro non c'è altro
non c'è altro
E io ho girato le spalle alle vostre televisioni, non vi guardo più:
non esistete.
Esiste invece una delicatezza che nulla teme,
più forte dei forti, tenerezza che di bellezza si nutre, fiore vero,
e bellezza è come girare pagina (in faccia, certo ...c'è di male?),
che o la vedi o sei un po' scemo (piaci così).
31 dicembre
...."ci vogliono mesi perché i tifosi capiscano che cosa hanno perso, che cosa hanno vinto."
Lo dice da qualche parte tal P. A. Rossi:
"La parola scetticismo deriva ... dal termine sképsis, ovvero l'indagine."
Ciò dovrebbe già bastare
Non sto a ripetere quanto convincente
mi basta che mi basti che mi basti e che mi basti.
Tri-trionfo della "normalità" (nausea sprofondante),
ivi immersi, fin affogati, omologati, previsti,
trionfo o delirio della normalità pianificata,
decadimento nel dozzinale, che non equivale a silvano.
Alle stesse mangiatoie, abbeveratoi, a subire più che a scegliere.
Superstiziosità invasiva (mi dichiaro supersfizioso - o sottostizioso, come preferite).
...le luci cambiano tutto cambia
si torna quel poco indietro
che tanto infastidisce
il cittadino in corsa, si torna
alle candele, a volte
e poi di fuori, ai biancori indeterminati
a quei colori unici, del momento,
quei colori di stagione che non guardiamo
quei colori e sentieri e sentimenti
gioie d'altri tempi sembrano
come i noi pazzi di neve
e le gocce candide di gelo a contrastare
con i rocciosi ardori non più dei venti
ma dei quaranta e le labbra
più rosse e ancora biancori
fin sui volti accesi
Lascio occhi stanchi ormai di meno
A lei che li seppe stuzzicare
E mai tradurre
Lascio una bocca, fin in tenera età stuprata, in ogni cavità
Agli odontotecnici che come poiane divoravano
Banconote
Lascio visibili ossa tenere carni offese
Da bisturi, ed enfasi
Collettive
Lascio anche sorrisi soffocati
Al savoir-faire degli avvocati
Per diletto
E dei venditori
Di fumo
Lascio parole d'amore
E di lussuria
A orecchie sorde
Che non l'ebbero ascoltate
Né sentite
Lascio anche versi scomodi e rozzi
Per tutte le macchiette che per qui s'aggirano
Pescatori di voti
Lascio parole-piovra
Che, tenetevele,
Gingillino mediocritas
Lascio infine tutte quelle mie giornate
Di sole
Quelle che stai bene, sei ottimista
E non credi
Alla morte
{Werther o Don Giovanni??}
2004
28 aprile
Un Panella "vile", ovvero esplosivo e ...primaverile:
20 luglio
E questa volta qualcosa ancora voglio dire
forse forse qui andiamo a toccare con mano
siamo proprio al limite del dire e del fare e del toccare
e come dire un Desiderio nitrito che è il presente e non ha altro nome
come invece potrebbe essere per un ritrito e rinutrito amore.
Allora è vero che questo pianeta è un'altro pianeta
e che solo così lo può essere, un pianeta.
11 agosto
...non viene un po' da ridere?
a me sì, eccome, così come avrò pianto rido,
perché come non ridere di quei dotti (medici e sapienti)?
Che fanno piangere e piangere e piangere.
E anche arrabbiare, spesso,
salvo non esser sordi
ciechi, vuoti.
5 ottobre
Delizioso intreccio quasi inestricabile
di linguistiche agricolture e campi di gioco o terre
a voler dire quel che ci si aspetterebbe in altre forme
come il "tutto" viene detto qui divagando
e lasciando la parola ai mormorii delle figure,
ecco cosa è un bel bagno d'inizio ottobre:
2005
20 gennaio
Bella storia dei ritagli,
specie in me che proprio adesso e da circa un biennio stavo pensando a eliminare, distruggere, depennare,
sfoltire, svuotare, fare spazio, alleggerire, regalare, smaltire, o (per esagerare) rifilare.
Ed è un'eterna lotta quella di non farsi invadere dalle cose o dagli appunti o dalle testimonianze
o dai ...ritagli o dalle cartelle e sottocartelle e sottosottocartelle
strapiene infine di tutto quel che non sai e che nemmeno più ricordi.
Stessa cosa per stanze e scrivanie all'antica, e
pare a me che restar se stessi e senza pance gonfie
significhi innanzitutto gettar via, perdere, scordare, smaltire.
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